La morte paga doppio di James Cain apparve per la prima volta a puntate sulla rivista Liberty ed è davvero una pietra miliare della narrativa noir. Con il suo consueto stile asciutto, zeppo di ammiccamenti sussurrati, di anticipazioni suadenti e proditorie, l’autore ci scaraventa ancora una volta nelle pieghe della psicologia di un uomo ordinario, comunicandoci sin dalle primissime righe un senso d’ineluttabilità: signori e signore, ecco a voi la tragedia inevitabile d’un uomo distrutto da una donna fatale!
La storia narra dell’assicuratore Walter Huff, piazzista apprezzato dai colleghi per la sua onestà e bravura, che s’imbatte nella signora Nirdlinger per via di un rinnovo di polizza auto. La donna è bella da mozzare il fiato, e anche se Walter sa esattamente che sarebbe meglio «mollarla come un attizzatoio rovente», non riesce a sottrarsi al suo fascino, ritrovandosi in men che non si dica coinvolto in un omicidio con annesso tentativo di truffa ai danni della sua compagnia.
Raymond Chandler
L’intreccio cavalca svelto, senza punti morti, verso il tragico finale, rafforzato dall’amore di Huff per Lola, la giovane figliastra della signora Nirdlinger, che lo porterà quasi a desiderare una giusta punizione.
Il libro, che ebbe subito grande risonanza (anche perché ispirato da un fatto reale), venne presto portato al cinema col titolo di Double Indemnity (La fiamma del peccato), dando luogo a una delle pellicole sicuramente più rappresentative del cinema di genere. Sceneggiato da Raymond Chandler, fu il primo film americano di Billy Wilder e si caratterizza per la predilezione per gli interni, per la cupa rappresentazione urbana (con un gusto tutto europeo per i netti contrasti tra luce e ombre), e per la notevole caratterizzazione dei personaggi, a cominciare dalla seminale dark lady Barbara Stanwyck fornita di sensuale catenella alla caviglia (vedi scena!).
La fiamma del peccato è un film che, nonostante si porti appresso quasi settant’anni (è del 1944), si lascia ammirare per lo stile estremo e la spettacolare efficacia. Superati infatti i primi dubbi circa una recitazione che evidentemente deve essere contestualizzata al periodo, non si può che rimanere stupefatti dal registro colto e popolare al tempo stesso dell’opera, una cifra con cui Wilder praticamente inventò un genere, stabilì un canone e dettò i confini del ruolo della dark lady, e creò quella che sarebbe rimasta per sempre l’atmosfera di quel tipo di cinema, lanciando la tecnica tutta wilderiana del racconto a ritroso (che troverà il suo ironico acme nel morto che racconta di Viale del tramonto).