Se l'è mangiato la crisi: ai minimi dal 1995, riesce a non spendere solo il 38,7% .
I DATI DI APRILE – Nel 2011, secondo l’Istat, la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 12%, il valore più basso dal 1995, con una diminuzione di 0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Nel quarto trimestre essa è stata pari al 12,1%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, ma più bassa di 0,8 punti percentuali rispetto al quarto trimestre del 2010. Nel 2011 il reddito disponibile delle famiglie in valori correnti è aumentato del 2,1%. Nell’ultimo trimestre dell’anno esso ha registrato un aumento dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dell’1,1% rispetto a quello corrispondente del 2010. Tenuto conto dell’inflazione, pertanto, il potere di acquisto delle famiglie nel 2011 è diminuito dello 0,5%. Nell’ultimo trimestre dell’anno la riduzione è stata dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,9% rispetto al quarto trimestre del 2010.
IL TASSO DI INVESTIMENTO – Nel 2011 gli investimenti fissi lordi delle famiglie sono aumentati dell’1,5% ed il tasso di investimento (definito dal rapporto tra gli investimenti fissi lordi, che comprendono gli acquisti di abitazioni e gli investimenti strumentali delle piccole imprese classificate nel settore, e il reddito disponibile lordo) si è attestato al 10%, come l’anno precedente. Nel quarto trimestre del 2011 si registra una lieve diminuzione del tasso di investimento delle famiglie (-0,1 punti percentuali) sia rispetto al trimestre precedente che a quello corrispondente del 2010.
LA RICERCA DI INTESA – Secondo la ricerca di Intesa San Paolo il risparmio resta un comportamento ritenuto ampiamente utile o indispensabile dalla maggioranza (61,5%). La novita’ e’ che cambiano le motivazioni del risparmio: scende l’acquisto della casa (5,5%), sale la ricerca della protezione del futuro dei figli. Il 19,5% risparmia per aiutarli, pagare loro gli studi o lasciare un’eredita’. Secondo lo studio, e’ calata dell’8,5% in un anno la quota di famiglie in grado di risparmiare; il 24,3% degli intervistati si e’ messo alla ricerca di un nuovo lavoro o di una fonte di entrate integrativa. Diminuisce, allo stesso tempo, il saldo tra chi ritiene sufficiente il proprio reddito familiare e chi no: dal 53,4% al 45,7%. I piu’ colpiti dalla crisi risultano i ventenni, le donne, gli esercenti e gli artigiani.
LE DIFFICOLTA’ – ‘Dalla ricerca emerge il disorientamento delle famiglie e la loro difficolta’ nel guardare al futuro – sottolinea Gregorio De Felice, Chief economist di Intesa Sanpaolo -. Insieme al rigore, occorre accelerare su riforme ed equita’. Equita’ nella distribuzione dei sacrifici ed equita’ tra le generazioni. E’ necessario favorire un ritorno di fiducia’. Sul fronte degli impieghi, il 47,3% ritiene piu’ difficile investire; l’obiettivo principale resta la sicurezza dell’investimento. Per questo le obbligazioni si confermano il principale impiego (lo possiede il 21,7% degli intervistati), ma scende dal 23,7 al 17,8 la percentuale di coloro che giudicano i bond un investimento sempre sicuro.
LA SFIDUCIA NELLE ISTITUZIONI – ‘Colpisce e preoccupa quel 55% di intervistati che dice di avere sfiducia nelle istituzioni per quanto riguarda la loro capacita’ di difendere il risparmio – evidenzia il presidente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Andrea Beltratti -. C’e’ poi la conferma del grado di confusione che c’e’ sull’euro e sui suoi scopi, che impedisce di capire e conoscere la realta’. L’euro non e’ la causa dei nostri mali, al contrario lo siamo noi e le nostre scelte sbagliate. L’euro ha dato stabilita’ e ci ha consentito di superare le crisi degli ultimi dieci anni dando stabilita”. source