Non è la prima volta che mi ritrovo in queste pagine virtuali a parlare di bellezza. Questo mondo spesso frivolo e superficiale in cui mi trovo a lavorare, il mondo della moda, fa e disfa il concetto di “bello” portando molte persone a pensare a dei canoni che nulla hanno a che fare con la realtà. Lo diceva anche Platone che il bello è lo splendore del vero, e io sono d’accordo. Chi sono io per dichiarami d’accordo con Platone? Nessuno, sono semplicemente una donna che vede bellezza ovunque ci sia verità e autenticità. Ci ho messo tanti anni a capirlo, tanti anni passati a sentirmi il brutto anatroccolo, per qualche chilo di troppo, per il brufolo spuntato all’improvviso, per i capelli o troppo lisci o troppo ricci, per l’apparecchio ai denti quando sei ragazzina che mina l’autostima e ti fa sentire un piccolo ammasso di ferraglia. Poi cosa è cambiato? Crescendo ho scoperto la mia personalità, la capacità di costruire rapporti e relazioni durature, la capacità di interessarmi agli altri e alle loro storie, ascoltarli, sorridere, piangere, arrabbiarmi per poi ridere smodatamente, ho scoperto insomma che la vera bellezza era nel mio modo di essere con gli altri e con me stessa, nella capacità di sapermi valorizzare come persona, inseguire i miei sogni, iniziare un progetto e portarlo a termine con determinazione.
Beauty is a state of mind è lo slogan scelto da Dove per la campagna Patches, iniziata ieri, mercoledì 9 aprile in contemporanea in tutto il mondo, con il lancio di un video decisamente emozionale, che racconta le storie di 7 donne, invitate per 15 giorni a portare un cerotto che avrebbe dovuto migliorare la percezione della propria bellezza. Nel video viene raccontato “il viaggio” di ognuna di loro verso la riscoperta del concetto di bellezza, perché è chiaro che non è un cerotto a poterti cambiare, ma è la consapevolezza di averlo attaccato alla pelle, parte di te insomma, che ti porta a riflettere e a cambiare atteggiamento verso te stessa.
In una parola: emozionante. Non perché ci siano da spargere fiumi di lacrime, ma perché, come dicevo all’inizio, viviamo in un’epoca in cui il concetto di bello viene per forza legato a canoni prestabiliti (da chi?), canoni che non esistono se non nella mente di chi si fa condizionare da essi. Per essere e sentirsi belli bisogna partire dalla propria testa, non certo da una camicia nuova o un seno di una taglia in più.
Bellezza per me è sentire, ogni giorno, di essere me stessa. Con tutti i miei innumerevoli difetti, ma anche con tutti i miei pregi, le mie particolarità, con ciò che mi differenzia dagli altri e mi rende unica, non nel senso di speciale, ma senso di non riproducibile, non in serie, sono un prodotto artigianale e la forma che ogni giorno voglio dare alla materia che mi compone la decido io.