Immaginati di camminare tra le strade e di ritrovarti questo 3×6 in pieno centro barese segnalatomi da una mia lettrice. Immaginati anche se la tua città ti rifilasse con il patrocinio del comune un vademenecum che ignorasse che la violenza sulle donne è un fattore di radice culturale e ti vieta di indossare un abito succinto ricordandoti che è solo colpa tua se poi ti stuprano e immaginati che se per fortuna le polemiche sono avvenute nella capitale, ma che questa purtroppo fa parte di un Paese di cui anche Bari ne è una dei centri più importanti.
Immaginati che Bari è una città dove il sessismo e il razzismo regnano all’ordine del giorno e dove sui muri ti ritrovi o le frasi sessiste di un ex fidanzato che non tollera che tu abbia avuto iniziativa di lasciarlo e che abituato all’idea che la dignità della donne debba essere pubblicamente lesa sui muri urbani a caratteri cubitali con codesti 3×6 che ancora una volta espongono il corpo femminile come un oggetto associandolo a frasi lesive di carattere pornografico.
Tu dove glielo metteresti? Sono domande in terza persona che troveresti solo nei i colloqui tra i membri del branco che ti vuole stuprare e che scruta il tuo corpo che pvari vademenenecum invitano a coprirlo piuttosto che rieducare chi ti stupra, perchè comprometterebbe il marketing che si basa sull’esposizione del corpo femminile come un oggetto da parte di pubblicitari senza fantasia. Bari è anche la città dove la violenza e la discriminazione contro le donne è altissima come suggerisce la terribile rassegna quotidiana che si consuma sui corpi delle donne e delle bambine, da parte di autori sempre più giovani e abituati all’idea della donna come un essere inferiore o un oggetto sessuale che dev’essere preso e posseduto, dimenticandosi la formula del sacro consenso, perchè le donne nei media non possono parlare, quindi nemmeno esprimere consenso: sono appunto donne-oggetto.
Perchè la donna è oggetto, ce lo suggeriscono le strade, la tv che trasmette fior fior di edizioni dove il corpo delle donne è esibito come un orpello, i vademenecum che legittimano lo stupro e che non sono amici delle donne da parte di autori fascisti che ci tacciano di bigottismo quando denunciamo l’uso del corpo femminile da parte dei media e di essere rompipalle quando contestiamo il fatto che la donna non dev’essere libera di vestirsi come vuole perchè loro parere gli uomini non possono rinunciare al diritto di ostentare una sessualità sfacciata per non essere presi per gay.
A parer dell’opinione pubblica la donna non può vestirsi come vuole: dev’essere coperta per non cercarsi uno stupro e nuda per far vendere un prodotto, è questa la società in cui viviamo noi donne o dev’essere sempre disponibile a tutti a meno che non sia tua sorella/madre/moglie per non ledere l’onore. Tutto ciò si è consolidato in uno stereotipo che ha generato la cultura dello stupro, un’industria anche lucrosa che va dalla softpornografia alla tratta delle donne dove il no viene spesso violato.
I cartelloni insegnano e generano quelle culture machiste convinte che le donne fossero tutte dei passatempi serali con le quali sfogarsi per far fronte alla noia di una società triste, retrograda che insegna solo violenza.
Mille, sono mille le pubblicità sessiste denunciate nel 2010 e quest’anno quante saranno?
Una in più o una in meno sono convinta ci voglia una legge contro il sessismo e l’omofobia come è accaduto in Spagna per una questione di civiltà. Basta con i vademenecum rosa che relegano le donne a soggetti deboli o a colpevoli di un fatto che non è colpa nostra e della nostra esistenza ma è colpa di una cultura sessista che si consuma sui nostri corpi, basta con le pubblicità sessiste che rafforzano il pregiudizio che le donne provocano e sono tutte stuprabili.
Tu dove glielo daresti (un calcio nel culo a questi pubblicitari/aziende)?
Mary