Dove inizia il Movie e dove finisce il Comic

tratto dalla recensione di Man of Steel del Maestro Leo Ortolani

Fa molto strano pensarci, per quelli come me che son cresciuti vedendo fumetti, cartoni e videogiochi "inseguire" Hollywood, ritrovarsi in un mondo in cui è Hollywood ad inseguire (più o meno disperatamente) le categorie sopracitate
Eppure ci viviamo eccome.
Il mondo dei live action dei Puffi, delle serie di Marvel Movie e delle epopee Nolaniane (tra)vestite da Batman, in cui tra una ciofeca mascherata da Silent Hill e una porcata che pretenderebbe di avere a che fare con Dylan Dog (e di cui continuo a negare l'esistenza) ogni tanto saltan fuori cose davvero belle e, più spesso, delle merde tonanti

Le due vie dello Sforzo

Allo stato attuale, rifacendosi sopratutto al recente-ma-non-troppo dualismo Marvel - DC, penso esistano fondamentalmente due strade per portare a casa la giornata senza uccidere la bile dei fan:

Metodo Nolan:

Tralasciando il fatto che la voce di Bane mi farà sempre morir dalle risate

Si fa un film estremamente bello, "realistico" (o comunque più vicino a Frank Miller che a Stan Lee, diciamo) con la firma del regista in bella vista in ogni fotogramma, una sorta di rivisitazione d'autore, una cover celebrativa di una canzone conosciuta suonata però in tutt'altro modo
Sostanzialmente vuol dire fare un film bello secondo la "vecchia scuola" della cinematografia classica, costruendolo inserendoci il supereroe di turno
The Punisher del 2004, per citare un esempio meno blasonato e imperioso di Batman, può inserirsi in questa categoria, o anche il caro vecchio Blade e, in un certo qual modo, Iron Man 3 (che non per niente ha generato incazzature possenti proprio per questi motivi)
Il difetto, se vogliamo, è che con questo metodo (se applicato bene) non si sputtana il personaggio, ma comunque lo si snatura (ora più, ora meno, a seconda del personaggio e del film), insomma: si parla di film che sarebbero bellissimi e starebbero tranquillamente in piedi anche se non avessero a che fare con il personaggio fumettoso da cui sono tratti

Metodo Whedon:

Il piano sequenza nerd definitivo
Che non a caso, oltre ad essere un regista (coff coff Avengers coff coff) è anche un fumettaro, uno che insomma il settore lo mastica, uno che magari anche se il personaggio non lo conosce proprio proprio a menadito comunque sa come funziona quel giro li: deve solo fare una variante di una ricetta che ha già sapientemente cucinato

Mi spiace ma in ste settimane è impossibile non pensarci almeno un paio di volte al giorno

Questo metodo di base ha pochissime (se non nulle) pretese di stampo cinematografico in senso stretto.
Cioè, chiaramente nella realizzazione tecnica e nella cura dei dettagli si (se il film è bello almeno), ma quel che intendo è che il regista non è interessato ad adattare il soggetto ad una determinata idea di cinema e ad una platea variegata: semmai è il contrario, punta dritto al pubblico "da fumetto" senza voler strizzare l'occhio al critico cinematografico del Corriere della Sera che recensisce tutto pensando sempre a Fellini
Punta, insomma, al bimbo, sopratutto insito nell'adulto cresciuto a pan&fumetti, che vuole vedere Hulk come lo leggeva nei vecchi albi (che la nonna ha chiaramente regalato ai bambini poveri quell'estate che è andato in colonia)
Questo metodo, che sembrerebbe tutto rosa e fiori, in realtà è probabilmente quello che ha portato alle ciofeche più grandi: intanto perché, anche se ben fatto, dovrà sempre scontrarsi con i famigerati puristi assoluti (che non gli perdoneranno MAI anche solo l'assenza dell'elmo di Thor, per dirne una) ma sopratutto perché, per essere DAVVERO ben fatto, richiede un anfibio come Whedon, appunto: cioè uno in grado di sguazzare e muoversi agilmente nei due mondi di riferimento (cinema e fumetto) senza far minchiate -> non a caso The Avengers è, con ogni probabilità, la quintessenza del Comic (quello vero) trasposto in carne ed ossa (sopratutto carne)