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Dove investi il tuo cuore, investi la tua vita.

Creato il 09 ottobre 2014 da Agipsyinthekitchen

Luci piccole e gialle, maglioni pesanti, giacche a quadri, foglie gialle e rosse. Vellutate di zucca, casse di legno piene di carote così arancioni con sprazzi terra ancora qua e là.

Tè caldi, chiacchere sincere, quel freddo così confortante perché poi appena entri in un luogo chiuso, le mani, le gote e il naso cominciano di nuovo a scaldarsi e entra in circolo quel tepore così sano che ti fa ringraziare tutti i Santi per l’esistenza dell’autunno.

Pioggia: quanta pioggia. Stivaloni, calzettoni, i miei capelli ormai non hanno più un filo logico di ordine.

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Mangiamo e mangiamo, nonostante i miei continui richiami all’ordine, cercando di mangiare tutto ciò che più di stagionale ci sia – voglio fare indigestione di zucca questo autunno e di tutta quella verdura che sa di semplicità e di freddo e di confortevole e di abbraccio e plaid di lana e camini accesi. Non riesco a trattenermi davanti a pudding dal sapore di caramello salato e lamponi e cioccolato.

Sento un po’ di stanchezza ma i miei occhi sono inebriati da scenari e panorami così nuovi e incantati che i miei piedi, le mie ossa e ogni mia fibra non riesce a fermarsi: come in preda a una sorta di incantesimo, quasi la notte non dormo tanto sono emozionata dal viaggio che il giorno dopo affronteremo.

Camminiamo a tarda sera in Hyde Park e mi sento come se cappelli di cachemire e jeans fossero l’unica uniforme di cui ho realmente bisogno.

Accendiamo la televisione, in quei pochi attimi di ristoro tra una doccia e un nuovo ristorante.

Cozyness.

Sono felice.

Grata, a dire poco: è tutto così perfettamente meraviglioso da sentire il peso della responsabilità di tutta questa perfezione inaspettata. Il viaggio che avrei sempre voluto fare, con chi amo di più accanto.

Ho incontrato Babbo Natale, passeggiando mano nella mano con Amore per Camden, tra sapori, curry e profumi, dopo aver fischiettato tutto il giorno Santa Claus is coming to town.

Siamo andati a bere un tè alla moda, tra kyr royale, infusi alla vaniglia e pasticcini ispirati alla collezione di Oscar de la Renta e Victoria Beckamm, trattati come principesse e re, in comodi divanetti e champagne.

Con il naso un po’ moccioso e la testa pesante, abbiamo mangiato alle bancherelle del Food street Festival, conoscendo persone speciali: Nic Castoro che di giorno vende forni a legna e la sera impasta pizze eccezionali in un mini van da surfista. O ancora: fatine hippie che ti offrono curry vegetariani caldi. O giovani e simpatici hipster come Hilary Bodie che è riuscita con tre mini burger ad accontentare i nostri tre palati così diversi.

Giro con uno stupendo orecchino piercing sul lobo alo dell’orecchio e mi sento oltre il rock and roll.

Ho dimenticato blackberry, press day, recall urgent, organizzazione trasloco, tutto insomma.

Mi sento un po’ in una canzone allegra dei Mumford & Sons. Where you invest your heart, you invest your life.

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Eppure.

Eppure nel retro dei pensieri, come se fosse un retro bottega o una cantina oscura. Ho paura di non essere in grado di essere abbastanza meritevole di tutto questo. Temo e schivo paranoie e scenari oscuri. Mi obbligo a non sprofondare in sabbie mobili di pensieri bui e rimango ancorata alla mia positività.

Vi capita mai di sentirvi così insicure da pregare in silenzio qualsivoglia divinità, Dio, angelo custode, entità universale, di far smettere queste voci, di far interrompere queste lacrime portate da chissà quale ancestrale bisogno e necessità di sentirsi sempre impeccabili in ogni ruolo: figlia, amante, donna, sorella, fidanzata, amica e lavoratrice.

Sono stata una bambina a volte troppo criticata: troppo grassa, poi troppo magra, poi troppo spettinata, un po’ troppo sciamannata, e alice svegliati fuori – anzi, disciulati – e alice studia di più, e alice guarda tua cugina, la tua amica, la figlia di costei come sono più brave di te, e sei poi troppo disubbidiente, poi troppo seria, poi troppo frivola, e non essere così superficiale, ma che sei pure permalosa? e dai alice, ripigliati.

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Così e da qui la mia necessità di trovare conferme, di arrivare a tormentare chi mi sta intorno fino a quando non mi sento al centro dell’attenzione, per poi rifuggire da questa posizione di accentramento che io odio al di sopra di tutto – io che detesto persino spegnere le candeline perché non voglio essere nel mezzo della scena.

Così e da qui che ad ogni certezza che costruisco, i miei pensieri vanno a demolire ogni mia definizione di sicurezza.

Così e da qui la mia necessità di trovare rocce al mio fianco, riparo in un sorriso e sincerità come unica arma di fedeltà, portata all’estremo di ogni priorità.

Così e da qui le contraddizioni del mio animo gipsy: il viaggio come sogno, fuga, scoperta romantica e dimensione equilibrata, ma anche trovare, nel viaggio, quella sensazione che mi fa rimanere ancorata a quell’angolo di cuore dove tutto è felice, tutto è bello, tutto è appunto…casa.

Paradossalmente: zucche e orti, profumo di basilico, ortensie rosa antico, vini corposi e fragranti, profumi di biscotti, cannella e mandarino. Pozzanghere e poi arcobaleni, maglioni tricottati, sciarpe morbide e stufe accese.

E così: un filo di blush, del rossetto rosso, e di nuovo on the road. Felici e consapevoli di essere esattamente dove siamo, con gioia, furore, lacrime, risate e soprattutto passione. E molta riconoscenza.

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Photo: by Alba Russo

Abiti: Gap, Borsalino, Sun68, Stella McCartney

Indirizzi:

http://www.urbanfoodfest.com

http://rupertsstreet.com

http://atestreetfood.com

http://pizzapickup.co.uk

http://www.the-berkeley.co.uk

http://www.roast-restaurant.com

http://www.stonehenge.co.uk

http://www.visitbritain.com/it/IT/


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