In questo primo scorcio di anno non si vedono ancora prospettive rosee nel settore degli investimenti.
Continua a preoccupare il forte indebitamento dei paesi industrializzati e la loro scarsa crescita economica. Ma è anche vero che, di regola, quando il pessimismo domina i mercati, è il momento buono per investimenti nuovi e per il lungo periodo. Ad esempio, sono molto interessanti le prospettive
riguardanti i mercati emergenti europei: al momento le azioni sono valutate ben al di sotto del loro valore effettivo e con una convenienza intorno al 45% rispetto a quelle dei mercati emergenti extraeuropei (i famosi BRICS).
I due paesi a cui si guarda con maggiore speranza sono Ungheria e Turchia. In comune hanno queste caratteristiche: basse aliquote di imposta, valute poco costose, manodopera altamente qualificata, banche ben capitalizzate e con margini di crescita. Tutti elementi fondamentali per rendere questi paesi altamente competitivi in futuro. Non appena la situazione economica mondiale troverà un assesto, questi mercati d’Europa potrebbero riservare performance straordinarie.
Qualcuno potrebbe obiettare che l’Ungheria preoccupa per l’alto debito pubblico. In realtà esso è del tutto paragonabile a quello tedesco ed è assai probabile che sarà stipulato un accordo finanziario con il Fondo Monetario Internazionale; inoltre, buona parte del debito è detenuto in franchi svizzeri. L’equity premium in Ungheria è perciò destinato a rimanere ridotto.
La Turchia ha anch’essa grandissime potenzialità, in quanto ha una popolazione molto giovane (la metà dei cittadini ha meno di 29 anni), un costo del lavoro molto contenuto, un fisco leggero e un debito sovrano non gravoso. Sta infatti attirando molti investimenti stranieri ed è in una posizione geografica strategica per il commercio con Europa, Asia e Medio Oriente. L’inflazione per il momento è ancora alta, ma potrebbe essere facilmente contenuta con una politica di aumento dei tassi di interesse. source