Magazine Poesie
I vagoni della metro dell’ultima corsa hanno uno strano fascino. Accolgono su sedili scomodi e sporchi poche anime stanche di ritorno dal lavoro, dannatamente affamate di vita. E le conducono quanto più vicino a casa dove tutti gli sforzi troveranno un senso, dove quella fame verrà finalmente saziata. La fastidiosa luce intermittente di un neon sembra aver capito tutto. Il suo spegnersi e accendersi in continuazione è la metafora perfetta di questa esistenza tra alti e bassi. Tra buio e luce. Giorno e notte. Sfioro con lo sguardo ingenuo quelle persone e… un po’ le invidio. Le invidio per la loro capacità di sopportare in silenzio.
Loro che a differenza mia, che inseguo ancora i miei sogni adolescenziali, hanno conosciuto l’arroganza del mondo, quell’oscurità senza forma né sostanza, ma non si arrendono, nonostante ci siano mille e più motivi per farlo. I vagoni della metro dell’ultima corsa hanno uno strano fascino. Accolgono su sedili scomodi e sporchi poche anime stanche di ritorno dal lavoro, dannatamente affamate di vita. E le trascinano lontano della quotidianità dove le aspetta un sorriso o un pasto precotto accompagnato alla speranza di un domani migliore.