Martina Testa è nata a Roma nel 1975 ed è stata, fino a pochi mesi fa, il direttore editoriale di minimum fax, casa editrice indipendente che, per molti anni, ha rappresentato la definizione di “casa editrice indipendente” in Italia. Martina ha tradotto quasi cinquanta libri dall’inglese all’italiano, per minimum fax e altre case editrici, specializzandosi sugli autori americani contemporanei. Fra gli autori su cui ha lavorato ci sono David Foster Wallace, Jonathan Lethem, Cormac McCarthy: autori che sarebbero il sogno di molti traduttori. Come direttore editoriale, poi, ha pubblicato altri grandissimi scrittori, americani e non, da Donald Barthelme a Richard Yates, da Jennifer Egan a Donald Antrim. Poi, come un fulmine a ciel sereno nel panorama dell’editoria indipendente italica, Martina e minimum fax hanno divorziato, e lei è tornata a dedicarsi principalmente alla sua prima passione: la traduzione. Insomma: non c’erano molte persone più adatte di lei in Italia a parlare di libri e di quello che diventeranno.Prima di iniziare, un disclaimer: io e Martina ci conosciamo da qualche anno, e non abbiamo mai perso occasione di parlare di editoria ogni volta che ci siamo visti; di dove sta andando, di cosa sta succedendo, di quale direzione potrebbero prendere le cose. Ho pensato, quindi, di registrare l’ultima di queste nostre conversazioni, strutturandola con un po’ più di accortezza, e trasformarla in un’intervista per le pagine di Scrivo. Mi sembrava importante dirlo, anche per evitare di far finta che io e Martina non ci conoscessimo e fare la farsa delle domande con il lei. Se la conversazione ha un tono troppo scanzonato e la cosa vi irrita, perdonatemi. Sappiate che non è artificioso. Parliamo così. E, dato che quando abbiamo parlato, Martina aveva da poco lasciato la casa editrice per la quale aveva lavorato per quasi quindici anni, la conversazione, ovviamente è partita da lì.Come ti stai adattando alla tua nuova vita da freelance?Guarda, sono pessima. Sto nell’ozio più totale. Negli ultimi giorni, presa un po’ dall’ansia, sto iniziando a lavorare un po’ di più. Il problema di tutti i traduttori è sempre quello: c’è il giorno che faccio dieci cartelle, e mi dico, fantastico, posso fare dieci cartelle in un giorno, e il libro è 250 cartelle, quindi in 25 giorni ho finito il libro! Però poi in realtà non è mai così. Ne faccio dieci un giorno, poi il giorno dopo ne faccio tre, poi mi dico che recupero, e si continua così. (segue...)
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Martina Testa è nata a Roma nel 1975 ed è stata, fino a pochi mesi fa, il direttore editoriale di minimum fax, casa editrice indipendente che, per molti anni, ha rappresentato la definizione di “casa editrice indipendente” in Italia. Martina ha tradotto quasi cinquanta libri dall’inglese all’italiano, per minimum fax e altre case editrici, specializzandosi sugli autori americani contemporanei. Fra gli autori su cui ha lavorato ci sono David Foster Wallace, Jonathan Lethem, Cormac McCarthy: autori che sarebbero il sogno di molti traduttori. Come direttore editoriale, poi, ha pubblicato altri grandissimi scrittori, americani e non, da Donald Barthelme a Richard Yates, da Jennifer Egan a Donald Antrim. Poi, come un fulmine a ciel sereno nel panorama dell’editoria indipendente italica, Martina e minimum fax hanno divorziato, e lei è tornata a dedicarsi principalmente alla sua prima passione: la traduzione. Insomma: non c’erano molte persone più adatte di lei in Italia a parlare di libri e di quello che diventeranno.Prima di iniziare, un disclaimer: io e Martina ci conosciamo da qualche anno, e non abbiamo mai perso occasione di parlare di editoria ogni volta che ci siamo visti; di dove sta andando, di cosa sta succedendo, di quale direzione potrebbero prendere le cose. Ho pensato, quindi, di registrare l’ultima di queste nostre conversazioni, strutturandola con un po’ più di accortezza, e trasformarla in un’intervista per le pagine di Scrivo. Mi sembrava importante dirlo, anche per evitare di far finta che io e Martina non ci conoscessimo e fare la farsa delle domande con il lei. Se la conversazione ha un tono troppo scanzonato e la cosa vi irrita, perdonatemi. Sappiate che non è artificioso. Parliamo così. E, dato che quando abbiamo parlato, Martina aveva da poco lasciato la casa editrice per la quale aveva lavorato per quasi quindici anni, la conversazione, ovviamente è partita da lì.Come ti stai adattando alla tua nuova vita da freelance?Guarda, sono pessima. Sto nell’ozio più totale. Negli ultimi giorni, presa un po’ dall’ansia, sto iniziando a lavorare un po’ di più. Il problema di tutti i traduttori è sempre quello: c’è il giorno che faccio dieci cartelle, e mi dico, fantastico, posso fare dieci cartelle in un giorno, e il libro è 250 cartelle, quindi in 25 giorni ho finito il libro! Però poi in realtà non è mai così. Ne faccio dieci un giorno, poi il giorno dopo ne faccio tre, poi mi dico che recupero, e si continua così. (segue...)
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