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Dove va l'Europa?

Creato il 02 settembre 2014 da Csimmve

Il nemico alle porte…

L’escalation degli eventi bellici delle ultime settimane dovrebbe metterci in allarme. Da un lato il fronte mediorientale e dall’altro il fronte ucraino presentano risvolti inquietanti. A tale proposito invito tutti a leggere ed ascoltare le lucide analisi dei fatti di attualità di Giulietto Chiesa.

Qualcuno ritiene che i suoi allarmismi e le sue posizioni siano estreme, vorrei fare però due considerazioni. La prima è che Chiesa ha una pluridecennale conoscenza precisa e documentata del mondo ex sovietico e dei suoi delicati equilibri. Inoltre ha la possibilità di avere resoconti che noi occidentali non possiamo avere perché i media ci propinano quello che la propaganda consente. La seconda è che con notevole “preveggenza” (svariati anni) Chiesa aveva previsto gli attacchi militari agli “stati canaglia” (leggi Iran, Libia, Siria...) e l’instaurazione di nuovi regimi filoamericani. Quanto sta succedendo in Ucraina è gravissimo ma è ancora più grave che l’Europa non riesca a prendere una posizione propria che non sia subalterna a quella americana. La politica di Putin può piacere o meno, certo è che la tutela degli interessi economici e geopolitici della Russia è una sua ovvia priorità. Cosa che d’altra parte ha sempre fatto, e continuano a fare, gli USA nei confronti dei paesi sudditi dell’America Latina. Scandalizzarsi del fatto che Putin voglia difendere gli abitanti di lingua russa all’interno dei paesi dell’ex-impero sovietico non mi sembra scandaloso, anzi. Schierare truppe Nato al confine con i paesi dell’Est, questo sì mi sembra scandaloso. Vuol dire che l’omologazione dell’informazione e della ragione collettiva è ormai cosa fatta. Vuol dire che non c’è una forza di pacifica opposizione agli irrazionali venti di guerra che stanno soffiando sempre più pericolosamente vicino alle nostre orecchie. Vuol dire che non ci si vuole rendere conto che la crisi finanziaria innescata dagli Stati Uniti rischiamo di pagarla non solo economicamente ma anche in termini di vite umane. Si sa che in tempi di crisi c’è bisogno di un nemico su cui scaricare le colpe e dalla cui sconfitta, possibilmente, trarre dei vantaggi. Il problema oggi è capire chi sia davvero il nemico. Esiste o è un fantasma prodotto dalla propaganda per spingere l’opinione pubblica verso un vortice da cui qualcuno spera di trarre ricchezze? Non si tratta di parteggiare per l’una o l’altra fazione ma di essere contro la guerra tout court, senza se e senza ma. Se il dialogo non avrà la meglio, sarà una sconfitta per tutti, sconfitta che pagheremo molto cara… e, vista l’incapacità europea di mediare, temo che il conto ci verrà presentato presto.


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