Le idee sono da sempre state le armi più temute: sono proprio le idee che, facendosi strada nei sentieri della mente, permettono la crescita di un senso critico e razionale, la capacità di cogliere analogie in eventi distanti nel tempo e nello spazio, la possibilità di far maturare speranze e sogni in atti pragmatici. Sono state proprio le idee a scatenare nel corso dei secoli rivolte e rivendicazioni sociali, il progresso nei diversi ambiti del sapere, la diffusione di valori come l'uguaglianza, il rispetto della dignità del singolo, la libertà di stampa, pensiero e promulgazione ( valori che, non dobbiamo dimenticare, sono stati raggiunti nel corso del tempo con sforzi e sacrifici nonostante ci sembrino così naturali e indispensabili). Le idee sono quindi lo strumento più pregiato di cui l'uomo possa far uso, sono, come affermava Victor Hugo, più potenti di tutti gli eserciti del mondo, nel momento in cui l'idea nasce, fissa le sue radici, prende forma. Se le idee possono liberamente viaggiare nei meandri del singolo individuo senza la possibilità remota di essere stanate, nel momento in cui queste acquistano una forma sensibile, attraverso ad esempio la trascrizione su carta, divengono non soltanto visibili e tangibili, ma amplificano contemporaneamente la loro forza e vulnerabilità: se da una parte infatti possono essere trasmesse facilmente da un capo all'altro del mondo, dall' altra parte possono essere facilmente inseguite, perseguitate e distrutte. A questo punto credo sia importante mettere in evidenza come proprio questi ultimi due aspetti siano stati la causa scatenante di quello che è passato alla storia con il termine di "rogo dei libri". Con codesto termine si indica la distruzione sistematica di libri, o altro materiale scritto, promulgata spesso da autorità politiche e religiose, al fine di debellare ideologie contrapposte, obiezioni, contingenze e convenienze morali, al fine di cancellare informazioni o idee pericolose per la società, il contesto storico in cui nacquero, per la stabilità convenzionata. Cerchiamo di analizzare il fenomeno sia in ambito politico che religioso, ambiti che cercarono di far prevalere, in alcuni contesti, le loro ideologie a qualsiasi costo. Nell'ambito religioso due sono i roghi più importanti da ricordare:
- Nell'anno 367, Atanasio, il vescovo ribelle di Alessandria, editò una Lettera nella quale esigeva che i monaci egiziani distruggessero tutti gli scritti inaccettabili, ovvero quelli che egli stesso non etichettò come canonici ed accettabili (quelli canonici attualmente costituiscono il Nuovo Testamento). I testi eretici furono cancellati o sovrascritti come i testi pagani; in questo modo molti testi del principio dell'era cristiana si persero come fossero stati pubblicamente bruciati.
- Nel 642, il generale Amr ibn al-As, comandante delle truppe arabe che avevano appena conquistato l'Egitto, distrusse la biblioteca di Alessandria e i libri in essa contenuti su ordine del califfo Omar. Questa fu la motivazione del califfo: «In quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano, o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte».
Abolizione del pensiero, del possesso di una ratio, della facoltà di avere un'idea che sia diversa, discordante, ma non per questo meno giusta, da quelle emanate e stabilite dal potere politico-ecclesiastico: il rogo dei libri è una pratica atta alla difesa assolutistica di una ideologia.