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Fra mille domande e questioni lasciate in sospeso, le porte della quarta stagione di Downton Abbey si sono chiuse all'ottavo episodio preferendo attendere il Christmas Special, da sempre il più ricco investimento della serie a livello produttivo, per una vera e propria conclusione.
Se la fine del Periodo Edoardiano e la Prima Guerra Mondiale rappresentavano un arco temporale semplice da gestire, i radicali cambiamenti portati dal decennio degli anni 20' in parte già introdotti con la terza stagione si sono rivelati materia più difficile e complessa del previsto: scoperchiato il vaso di Pandora degli anni ruggenti( siamo solo nel 1922) Downton ha effettivamente dimostrato di soffrire la mancanza di un'unica e solida trama orizzontale in grado di accompagnarsi al periodo storico prescelto, favorendo piuttosto un approccio al cambiamento ondivago e itinerante.
Nonostante il cedimento di alcune storyline che avrebbero potuto invece dare grandi soddisfazioni( Tom Branson e Thomas) la serie rimane comunque un appuntamento attesissimo, rivelando la sua forza nella capacità di Julian Fellowes di raccontare in punta di piedi la poesia del quotidiano attraverso piccoli e preziosi quadri: ecco quindi che a segnare il percorso di rinascita di Mary non è tanto il triangolo che in questo episodio le affida il ruolo di ape regina e protagonista assoluta( i fan si sono già nettamente divisi su quale dovrebbe essere la sua scelta) quanto la sua intraprendenza nell'occuparsi degli affari della tenuta, finalmente serena in compagnia del figlio e pronta a soccorrere le persone che per lei contano davvero in qualsiasi momento(splendido lo scambio di sguardi da brivido con l'amica Anna alla scoperta dell'identità del suo aggressore); anche Daisy, chiusa per tutta la stagione in cucina da uno stancante quadrangolo amoroso, torna a risplendere di luce propria con un addio segnato non da tristi parole ma da un cesto da picnic preparato con affetto grazie ai consigli di Mr Mason e Mrs Patmore, l'unica vera famiglia che la ragazza abbia mai avuto. Ancora tutto da decifrare è invece Rose, che pur avendo dalla sua l'opportunità della love story con il musicista di colore Jack Ross è al momento soprattutto un'adolescente, frizzante vivace e ribelle non meno delle sue odierne coetanee.
Il premio per il personaggio più riuscito va ex aequo a Lady Violet e Mrs Crawley: le battute della Dowager Countess sono ormai leggenda, eppure la capacità di Mrs Crawley di farci commuovere ad ogni singolo accenno alla memoria del figlio è una nota meravigliosa alla quale non vorremmo mai rinunciare.
Potremmo rimanere a lungo bloccati a chiederci cosa dovrebbe fare la serie per dare il meglio e correggere i suoi errori, ma il rischio di perdere di vista le cose importanti è un prezzo che non siamo disposti a pagare: ad oggi, pur con tutte le sue sbavature, Downton Abbey resta un racconto coinvolgente e toccante come pochi altri, immerso in un periodo storico ricostruito magistralmente e illuminato da personaggi umanissimi che fra devastanti drammi personali e sciocchi litigi, storie d'amore più o meno probabili e coraggiosi tentativi di riscatto, riescono sempre a farci sentire a casa con timide pennellate di grazia.
leggi su cinefilos/serietv: Downton Abbey 4×08 – recensione dell’episodio con Michelle Dockery
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