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"Dio salvi la nostra regina Mary": la frase pronunciata affettuosamente da Branson a Mary alla fine dell'episodio potrebbe essere più significativa di quanto sembri per la sesta e ultima stagione di Downton Abbey, incaricata dell'ingrato compito di sanare le numerose sottotrame dei personaggi in un finale soddisfacente e accompagnarci in un viaggio emotivo appagante, che sappia raccogliere l'eredità delle scorse stagioni adattandola al mondo dinamico e frenetico degli anni 20'.
Come ci rammenta Edith, lei sua sorella e gli altri protagonisti sono tutti nati nel diciannovesimo secolo, per poi attraversare in modo traumatico la cortina del Novecento e lasciarsi indietro un'epoca a dir poco antidiluviana: mentre lei si dedica soddisfatta ad un lavoro che non avrebbe mai sognato di avere e si lascia corteggiare da uno spasimante apparentemente dolce e senza macchia, Mary continua a occuparsi della Tenuta e a volersi assicurare in prima persona che questa possa rendere al meglio.
Vedere la donna così sicura del suo ruolo è solo un altro segno dei tempi e le probabilità che sia questo il suo futuro più prossimo, se pur in un regime di imperturbabile solitudine, sembrano essere aumentate parecchio dall'ingresso nel cast di Matthew Goode: anche se titolato fra i protagonisti, Henry Talbot non è ancora riuscito ad ottenere una caratterizzazione psicologica tale da poterci indurre a credere che possa essere davvero destinato a prendere il posto di Matthew.L'Odissea di Matthew e Mary non potrà essere replicata, ma nonostante Fellowes cerchi di convincerci del contrario l'amore di Mary era un sentimento reale che andava ben oltre i vincoli di rango e le prospettive economiche: chiunque voglia aspirare a tanto dovrebbe per lo meno avere uno spessore tale da anche solo provare a scalfire la corazza di ghiaccio che la nostra Lady ha con cura ricostruito una volta rimasta vedova.
La Belle Dame sans Merci, come Mr Talbot l'ha romanticamente soprannominata, deve però ancora crescere parecchio e fare i conti con l'astio che avvelena da sempre i rapporti con Edith, ma le tragiche circostanze che hanno chiuso l'episodio annoverandolo di diritto fra i più scioccanti di sempre potrebbero portare a una svolta inattesa: la paura di perdere una persona cara condurrà alla riconciliazione per spazzare via anni di risentimento, o sarà l'opportunità di svelare il segreto di Edith, scoperto per caso nella confusione del momento e socialmente pericoloso quasi quanto lo scandalo Pamuk, a prevalere definitivamente?
Mentre la questione dell'ospedale sembra grazie al cielo destinata a chiudersi e la danza della nostalgia continua a utilizzare furbescamente ma con delicatezza encomiabile la figura di Sybil, l'intento della sesta stagione di Downton Abbey continua a mostrarsi sempre più chiaro a noi spettatori: rammentarci quanto l'amore, le relazioni e gli eventi devastanti e gioiosi attraversati dai protagonisti li abbiano plasmati e cambiati in ciò che sono adesso, in uno scontro continuo con le lancette dell'orologio che ha domandato il suo prezzo in più di un'occasione, ma senza mai dimenticare che anche gli errori più gravi possono e devono essere perdonabili.
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