Chissà perché dopo aver visto l’ultimo episodio della stagione finale di Dr.House, andato in onda negli States lo scorso lunedì, la mia mente è andata a scovare i versi di Ungaretti da Allegria di naufragi [1]… In effetti, questo telefilm, che mi piacerebbe chiamare in modo diverso visto l’alto contenuto e la magistrale interpretazione dei suoi attori, a partire dal protagonista Hugh Laurie, ha avuto un epilogo stile post bellum, con il Dr. House che è scampato miracolosamente alla morte e ha deciso di passare il suo tempo insieme all’amico Wilson, malato terminale di cancro, in un viaggio di cui non sappiamo nulla. I due amici sono partiti in moto, uno non tornerà di sicuro, l’altro pure (perlomeno intuiamo). Due veri viaggiatori baudelairiani che se ne sono andati per andarsene e basta. Penso proprio che il finale di questa serie televisiva sia quello giusto, dopo otto stagioni in cui abbiamo condiviso le stravaganze da sociopatico di un genio della medicina circondato da personaggi che di puntata in puntata sono cresciuti con lui, soprattutto dal punto di vista umano. L’elogio al finto funerale di Gregory House è la conferma di tale evoluzione, è l’ammissione che everybody lies and everybody dies, tutti mentono perché in fondo tutti muoiono, e viceversa, con le proprie menzogne e l’inettitudine verso la vita, unica vera incognita che di giorno in giorno non siamo in grado di affrontare e tantomeno di risolvere.
Stupendo!
Grazie Dr. House, ci hai dato molto in questi otto anni, ci hai ricordato quella invivibilità della vita che facciamo finta di combattere…
Un tuo profondo ammiratore.
© Marco Vignolo Gargini
[1] http://marteau7927.wordpress.com/2011/10/26/allegria-di-naufragi/