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Dragon Quest Builders - Provato

Creato il 17 febbraio 2016 da Lightman

Se metti i disegni di Toriyama e delle vere e proprie quest in Minecraft, rischi di creare una bomba come questo nuovo gioco Square Enix, spin-off di lusso del popolarissimo Dragon Quest.

Dragon Quest Builders - Provato

Articolo a cura di Francesco Serino

    Disponibile per:
  • Ps3
  • PSVita
  • PS4
Dragon Quest Builders - Provato

Francesco Serino ha videogiocato tanto e a tutto, posseduto due diversi Tamagotchi e abbandonato un Furby in autostrada. Mentre cresceva i pixel rimpicciolivano, mentre leggeva ha iniziato a scrivere. E ora eccolo qua, dopo un salto nello spaziotempo atterra su Everyeye, ma già da tempo è su Facebook, su Twitter e su Google Plus.

Faccio questo mestiere da un mucchio di tempo, e penso che Dragon Quest Builders sia un po' una fotografia di quanto sia cambiato il fantastico mondo dei videogiochi negli ultimi anni. Un gioco come questo, all'epoca, avrebbe avuto un coverage portentoso; le redazioni avrebbero sguinzagliato i loro esperti di Giappone e giapponese prima di subito, e Dragon Quest Builders sarebbe anche lentamente comparso nelle vetrine dei negozi specializzati in giochi di importazione. Oggi sono cambiate le redazioni, sono cambiati gli appassionati di videogiochi e i negozi sono solo un lontano ricordo. All'epoca, un gioco bello era un gioco bello, a prescindere dalla lingua, e si acquistavano titoli giapponesi senza pensarci troppo su. Bushido Blade, Kengo, Tatsunoku Fighters per PlayStation, F355 Challenge e Jet Set Radio per Dreamcast, l'ultimo picchiaduro Namco e Ouendan ed Elektroplankton su DS: evitando i titoli con le trame più complesse, era possibile giocare, prima o addirittura in esclusiva, a tantissimi capolavori mai arrivati da noi, o importati ufficialmente solo mesi e mesi dopo. Giocare Giapponese era se non la norma, qualcosa di molto comune. Ma la lenta ritirata degli sviluppatori orientali, ha stravolto questo hobby in profondità, cambiandone miti e mitologia, e Dragon Quest, da JRPG da sognare ad occhi aperti, si è trasformato in un titolo minore, da scartare a priori in favore di qualcosa di più aggressivo, qualcosa di più occidentale, qualcosa di molto più "macho".

Made in Japan

Dragon Quest Builders - Provato

Ma le cose stanno lentamente cambiando. Complice il successo di Nintendo in Patria, l'immensa popolarità di PlayStation 4, e hit a sorpresa come gli ultimi giochi From Software, il Giappone e il suo peculiare modo di interpretare i videogiochi stanno tornando pian piano alla ribalta. Anche questo Dragon Quest Builders sta contribuendo a tale presunta rinascita: il gioco è stato accolto benissimo in Giappone, e anche da noi l'attenzione sembra più alta del solito. Il fatto di essere un clone di Minecraft certo ha aiutato, nel bene e nel male, ma l'importante è che ci si accorga della sua esistenza, perché anche gli appassionati del gioco Mojang hanno bisogno di novità più consistenti di quelli che una singola patch può contenere. Dragon Quest Builders traduce i suoi incantevoli mondi di gioco nello squadrato linguaggio grafico di Minecraft, per donargli quella malleabilità che la serie non ha mai avuto. Il gioco SquareEnix però non si accontenta di essere una semplice copia, e ci mette del suo, imbrigliando la struttura open world di Minecraft in un contesto più intimo, e su cui trama e missioni svolgono un ruolo molto più importante. Dopo le nostre prime impressioni direttamente dall'ultimo Tokyo Game Show, siamo tornati nei mondi di questo Builders grazie alla recente demo offerta dal PlayStation Network giapponese (disponibile su PS3, PS4 e anche la rediviva PSVita). Per me, tornare a decifrare giochi in lingua giapponese, è stato come tornare di botto indietro di dieci anni (l'ultimo che ho giocato è stato Afrika su PS3). Il fatto che in questi giorni io stia nel bel mezzo di Life is Strange, non ha certo aiutato: l'effetto malinconia mi ha emozionato, calpestato, strattonato, lasciandomi felice e stordito. In più, adoro Minecraft e adoro anche il mondo di Dragon Quest. Non poteva andarmi meglio.

Pixelcubo

Grazie al mix di esperienza e intuito, non è stato difficile prendere confidenza con l'interfaccia di gioco di Dragon Quest Builders. Qualche tentativo alla rinfusa, ma poi ho sempre azzeccato il pulsante giusto, e se una cosa si rivela intuitiva anche se apparentemente inviolabile, significa che il lavoro svolto dagli sviluppatori è ottimo. Non che ci sia molto da capire, Dragon Quest Builders è un gioco molto semplice, come semplici sono le missioni presenti nella demo. Con questo spicchio di codice, SquareEnix punta a presentare prima di tutto il robusto sistema di costruzione su cui si basa il gioco, che dovremo imparare ad utilizzare per riportare l'incantevole mondo di Dragon Quest alla sua antica bellezza. Il sistema a blocchi non è diverso da quello di Minecraft, ma lo stile grafico della serie SquareEnix dona a ogni scorcio di Dragon Quest Builders un carisma completamente nuovo. Ogni blocco distrutto, proprio come nel più popolare Mineacraft, appare sulla mappa in versione mini, pronto per essere raccolto e riposizionato altrove. Anche se la visuale in terza persona è meno precisa in fase di costruzione di quella in prima adottata dal gioco Mojang, gli sviluppatori di Dragon Quest Builders hanno inserito un segnalino luminoso che ci permetterà di sapere sempre con precisione dove staremo per posizionare blocchi e oggetti. Tutti gli oggetti potranno essere posizionati a un solo blocco di distanza dalla posizione del nostro personaggio, al contrario di quanto avviene in Minecraft, dove ci è permesso di lavorare a uno o due metri (circa sei blocchi) virtuali più in là. Con l'aiuto dei pulsanti dorsali del pad (e del retro-touch di Vita), è possibile posizionare i blocchi sotto o sopra il livello di riferimento, che è poi dove poggiano i piedi del personaggio principale. Un raggio d'azione ridotto e imposto forse dalla visuale adottata dal gioco, che spesso mi ha creato più di un fastidio: nei boschi per esempio, dove le fronde degli alberi sembrano sfiorare in trasparenza lo schermo, o in certi angustissimi dungeon, dove o riprendi tutto dall'alto o sei costretto a uno scomodo zoom.

Dragon Quest Builders - Provato

Ma la cosa che meno mi è andata giù è l'assenza dei tetti: ti fai un mazzo tanto per creare un villaggio delle meraviglie, e poi la mancanza di una qualsivoglia copertura non permette al nostro guizzo creativo di splendere davvero. Il mondo di Dragon Quest Builders non è un mondo unico, ma è suddiviso in diverse isole di aspetto totalmente diverso, nella versione finali del gioco ce n'è anche una che riprende al millimetro la topografia della mappa del primissimo Dragon Quest del 1986.

Le prime missioni incluse nella demo, come anticipato, non sono altro che un lungo tutorial, ma andando avanti è possibile avere un assaggio del menù completo. Parliamo sempre di mansioni molto semplici, ma che spingono all'esplorazione, alla sorpresa e ad alcuni combattimenti dall'esito tutt'altro che scontato. Grafica e sonoro, poi, sono proprio come ve li immaginate: speciali. Il design di Akira Toriyama non invecchia mai, e sembra sposarsi benissimo anche con un mondo scolpito a cubi come quello di Dragon Quest Builders. Per le musiche, il director Kazuya Niinou (lo stesso di Etrian Odyssey), ha scelto, non senza una certa furbizia, di pescare a piene mani dalla ricca storia di Dragon Quest, e il risultato non può che essere ancora una volta incantevole. Come Minecraft, anche Dragon Quest Builders propone due diverse modalità: quella principale e quella sandbox, in cui i giocatori potranno creare liberamente tutto ciò che gli verrà in mente.

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