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Dragon Trainer – recensione

Creato il 31 marzo 2010 da Soloparolesparse

L’ultimo cartoon Dreamworks è godibile in pieno, da tutti i punti di vista.
Punto di vista esterno: Dragon Trainer ha un sito parallelo in cui è possibile allenarsi per diventare allenatori di draghi.

Punto di vista interno: il film.

Dragon Trainer – recensione

Siamo in un villaggio vichingo dell’estremo nord ed è il giovane Hiccup a raccontarci la storia.
Il villaggio vichingo è godibile e divertente, peccato per quel piccolo problemino dell’infestazione di draghi.
Tutta la vita del villaggio è incentrata sulla lotta ai draghi, esiste anche un’arena in cui i giovani vichinghi (attenzione: uomini e donne!) si allenano per diventare perfetti uccisori di draghi.
In più (attenzione di nuovo!) fa parte dell’addestramento un lungo studio sulle caratteristiche di ciascun drago.
Anche perchè di draghi ne incontriamo un’infinità, ognuno diverso, ognuno con le sue caratteristiche, tutti letali.

Il problema è che Hic, che per di più è il figlio del capo, è gracilino e smilzo, molto lontano dal tipico vichingo combattente.
In più quando inizia l’addestramento scopre di non aver nessuna intenzione di uccidere draghi, in compenso è un ottimo fabbro.
E qui comincia la vicenda, perchè il suo (quasi) casuale incontro con un drago della peggior specie (l’unica talmente pericolosa da essere sconosciuta nelle sue caratteristiche) gli fa comprendere che i draghi non sono in realtà aggressivi.
Così diventa amico del nemico e contemporaneamente il più esaltato (dal popolo) tra gli addestratori di draghi.
Non vado oltre perchè la vicenda è godibile ma è ovvio che il ragazzo rivoluzionerà le abitudini del villaggio.
A dargli una mano i suoi compagni di corso, guidati da Astrid, bella e abilissa vichinga.

Il film di Dean DeBlois e Chris Sanders è divertente e vivace.
Fantastico il modo in cui riescono a creare la varietà di draghi e a caratterizzarli tutti nei minimi dettagli.
Ottima l’idea dell’arena di allenamento e del quotidiano scontro tra uomini e draghi.

Dragon Trainer – recensione

Ma nella storia c’è molto di più.
C’è soprattutto il rapporto tra il ragazzino ed il suo drago, un rapporto le cui difficoltà iniziali sono mostrate con dovizia di particolari.
Hic si avvicina timoroso, il drago reagisce come un gattone spaventato, soffiando e facendosi conquistare dal cibo.
La sequenza è lunga e perfettamente costruita. Siamo in grado di renderci conto di come l’amicizia cresca, di quanta pazienza il ragazzo riesca a mettere nell’avvicinare il drago.
Ed è straordinaria la varietà di espressioni e di comportamenti del drago, grande, grosso (e letale) ma in realtà con l’animo di un cucciolo.

E nella storia c’è anche, ed è molto evidente, il messaggio di accettazione delle diversità. Più ancora, di normalità delle diversità.
Il drago è ferito, gli manca un pezzo di coda, una menomazione che non gli permette di volare. Hic, che è un bravo fabbro, riesce a costruirgli una sorta di alettone artificiale per aiutarlo.
Ancora più evidente (e sorprendente) la situazione sul finale, che non vi racconto per non rovinarvi la sorpresa ma che mi sembra una chiusura degna per un ottimo film in cui non mancano i messaggi sociali.

Giudizio sintetico: da non perdere, per grandi e piccini.


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