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Dream Theater - Dream Theater | Recensione

Creato il 23 gennaio 2014 da Xab @Xabaras89
Dream Theater self titled album cover
Inevitabile domanda da ciattella: Era il caso di fare il primo self-titled senza Portnoy ?
Sterili polemiche da telenovelas a parte, il secondo disco dei Dream Theater senza Mike Portnoy alle pelli (sostituito nel 2011 da un altro Mike, Mangini) è, manco a dirlo, un album suonato e prodotto benissimo...
...il che, se conoscete un minimo la premiata ditta Petrucci & Co, è scontato tanto quanto affermare che Final Fantasy VI Android fa schifo.
Veniamo, dunque, ad una descrizione un minimo più pepata:

Progressivamente Standard

Dream Theater
In Dream Theater ci sono un sacco di accorgimenti interessanti, pure di più che nel precedente A Dramatic Turn of Events, che pure aveva forse il merito di possedere una coesione d'insieme a tratti più solida.
Behind the Veil è una superba mistura di progressive "classico" ed evocativo (in cui Rudess si spende in una delle sue prove migliori) e travolgenti riff da technical-thrash metal dei bei tempi andati (...And justice for all docet)
Illumination Theory vuole essere un po' il summa creativo del potenziale (altissimo) del gruppo
Inoltre, da non estimatore della voce di James LaBrie quale sono, l'ho trovato molto azzeccato sul pezzo
Illumination Theory poi, l'inevitabile suite dalla durata gargantuesca (22 minuti e 17) vuole essere un po' il summa creativo del potenziale (altissimo) del gruppo...
Ed è a tutti gli effetti un pregevolissimo sforzo artistico, anche se credo basti la "vecchia" e meno elaborata The Count of Tuscany (di Black Clouds & Silver Linings, del 2009) per superarla di qualche spanna.

Ergo ?

Mike Portnoy

Mike Portnoy selvatico non è convinto e vuole lottare !

Insomma, i guizzi ci sono, con diverse punte d'entusiasmo qua e la, ma escludendo momenti/assolipetrucciosi ed altri exploit particolari (la fantastica Behind the Veil di cui sopra, o uno scatenatissimo basso di Myung sulla bella Surrender to Reason ) Dream Theater rischia di sembrare eccessivamente il "solito" disco dei Dream Theater (pensa te!)
Come prevedibile, i maestosi livelli di Images & Words e Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory restano ancora lontani
Dream Theater rischia di sembrare eccessivamente il "solito" disco dei Dream Theater
Tutto il resto, specificando che merita un ascolto più approfondito, a primo acchito mi è parso il proverbiale esercizio di stile (a tratti un po' troppo polpettoso) di un gruppo di veri e propri Professori della Musica

Dream Diesel

7 Hour Car Ride Cant' finish favorite dream theater song

Dream Theater è in conclusione un ottimo album, che migliora sopratutto nella sua seconda parte dopo un po' di tempo a carburare (le tracce introduttive non mi hanno colpito granché) e ha due meriti non da poco:
  1. è un album musicalmente colto e vario (all'interno degli "ovvi" stilemi dei Dream Theater), bello da possedere e "studiare", ma questo è un po' un tratto standard dei lavori della band di Boston 
  2. rappresenta un piacevole sottofondo anche senza un ascolto "impegnativo", e questo è già meno scontato (se dovete studiare/disegnare/programmare/ecc. è un'ottima colonna sonora)

Lo Xab Consiglio è: non caricatelo troppo delle inevitabili aspettative che un self-titled si porta dietro, e prendetelo per quello che è, e non quello che avrebbe potuto essere. 
Perché quello che è, in ogni caso, non suona affatto male.

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