Il Goldene Rathausmann (sulla torre) e la Trümmerfrau (in primo piano). ©2014 Gianluca Vecchi
di Gianluca VecchiSpesso, nel visitare una città, si osservano i suoi monumenti con occhio un po' distratto, limitandosi alla loro estetica e/o alla loro storia superficiale, cioè quella che ci viene veicolata da libri e guide in modo a volte sommario. Ma, altrettanto spesso, tali monumenti possono nascondere interessanti curiosità, come nel caso della strana coppia citata nel titolo, che si può ammirare visitando il Neue Rathaus [Nuovo Municipio] di Dresda.
Il Nuovo Municipio è chiamato in questo modo perché all'inizio del XX secolo quello originale era diventato troppo piccolo ed inadeguato per la città, così si decise di costruirne un altro più grande, che fu eretto tra il 1905 ed il 1910. Il palazzo è sovrastato da una torre [Rathausturm] con cupola ricoperta di rame, uno dei più famosi punti panoramici della città, che per ordine dell'allora re di Sassonia Federico Augusto III non avrebbe dovuto superare in altezza la torre del castello.
Si pensò anche di erigere una statua sulla sommità della cupola e l'incarico venne dato allo scultore Richard Guhr. All'inizio l'idea dell'artista era orientata verso una figura di donna, ma poi optò per quella di un uomo e prese come modello un campione di lotta dell'epoca, tale Redam Ewald. La scultura, in gesso ricoperto da rame dorato, fu collocata sulla torre del municipio nel 1908. Un'opera d'arte legata anche all'inganno, a causa di due piccoli "imbrogli" che la riguardano. Il primo lo sveliamo subito e riguarda la sua altezza. I costruttori, infatti, pensarono bene di aggirare l'ordine del re con un trucco: la semplice torre era effettivamente più bassa di quella del castello, mentre con la statua risultava invece più alta.
Nonostante sia stata creata in epoca moderna, la figura sulla cupola è circondata da diversi misteri. Per prima cosa non ha un nome preciso: viene principalmente detta Goldene Rathausmann [Uomo Dorato del Municipio], ma una guida turistica nata e vissuta in città mi ha detto che viene anche chiamata L'Uomo Che Protegge Dresda. La statua raffigura un uomo nudo, barbuto e con la corona in testa, che ha il braccio destro disteso con la mano aperta, mentre il sinistro regge una cornucopia dalla quale fuoriescono delle mele. Si dice che dovesse rappresentare un Ercole patrono protettore della città [Schutzpatron], ma non ci sono prove sicure riguardo questo aspetto, tanto che viene riportato come "leggenda" da diverse fonti. Il vero significato simbolico della corona è pure incerto, come si è indecisi sul fatto che la mano aperta sia un segno di protezione oppure un semplice saluto. Invece sull'allegoria della cornucopia come augurio di prosperità e abbondanza non ci sono molti dubbi.
Forse a qualcuno di voi, guardando la posa dell'Uomo Dorato e pensando che siamo in Germania, sarà venuto in mente un certo sospetto, il che ci porta al secondo imbroglio che ha come protagonista questa statua. In effetti il suo braccio disteso ricorda molto un saluto nazista, accostamento ovviamente assurdo visto che la scultura risale all'inizio del 1900: però, dopo la fine della II Guerra Mondiale, questa assurdità risultò plausibile per molti. Durante la guerra un famigerato e contestato raid aereo degli Alleati rase quasi completamente al suolo Dresda, che si trovava nella futura zona d'influenza post-bellica dell'Unione Sovietica. Il Rathuasmann rimase però miracolosamente illeso sopra la sua torre, che invece venne sventrata e della quale rimase solo l'impalcatura. Quando arrivò il momento di decidere sulla ricostruzione della città, le autorità comuniste erano preoccupate dell'immagine nazista potenzialmente associata alla scultura, così alcuni suggerirono di abbatterla. Un architetto responsabile dei lavori, però, con un abile operazione di persuasione riuscì a convincere tutti che il gesto dell'Uomo Dorato poteva simboleggiare la mano del comunismo che si distendeva a protezione di Dresda: così, nel 1949, l'allora sindaco Walter Weidauer diede l'ordine di ricostruire la torre del Municipio secondo il progetto originale, Rathausmann compreso.
La storia della Trümmerfrau [Donna delle Macerie] è meno complicata di quella del suo "compagno" sulla torre, ma non meno interessante. Questa statua, che si trova davanti al Municipio, in mezzo ad una bella aiuola, è un monumento alla memoria di tutte quelle donne che, dopo la fine della seconda guerra mondiale, si aggiravano per la distrutta Dresda a recuperare materiale utilizzabile dalle rovine, per la ricostruzione. L'autore è lo scultore Walter Reinhold e sappiamo persino il nome della modella, che si chiamava Erika Hohlfeld. Il monumento venne originariamente fuso in ghisa e posato nel 1952, mentre nel 1967 ne venne rifusa una versione in bronzo che sostituì la precedente (immagino per motivi di ruggine).
Quello delle Donne delle Macerie è un mito popolare diffuso in tutta la Germania, che esalta il sacrificio delle donne tedesche (sia occidentali che orientali) per la ricostruzione della nazione, e che è testimoniato da vari monumenti. Questo mito, però, negli ultimi anni è stato un po' ridimensionato alla luce di nuove prove storiche. In effetti, dopo la fine della II Guerra mondiale, moltissime donne vennero precettate per il lavoro di cernita e demolizione delle rovine: però solo una piccola percentuale della popolazione femminile rispose alla chiamata. Tale attività era ritenuta degradante, specialmente all'Ovest, dalle donne ma anche dagli uomini, perché aveva tutta l'aria di un lavoro forzato più che di un servizio sociale. Il mito delle Trümmerfrau è contestato oggi anche da un punto di vista politico, alla luce dei numerosissimi crimini (stupri e/o omicidi) commessi verso le donne tedesche soprattutto dagli invasori sovietici.
Nella Germania Est, invece, che era indottrinata dall'ideologia del socialismo reale, la figura della Trümmerfrau ebbe un maggiore successo perché incarnava la simbologia del lavoro duro e della parità tra i sessi. Infatti, se si osserva la statua di Dresda, si scorgono i tratti tipici dell'arte comunista, sia nell'abito che nel volto della donna. Però vorrei anche farne notare le forme (scolpite con meraviglioso realismo) che oggi chiameremmo con ipocrisia "morbide" o "curvy" ma che non fanno altro che rappresentare la comune realtà di innumerevoli corpi femminili. In più, non dimentichiamoci del suo valore propagandistico. Questa statua venne eretta in un periodo di razionamenti e grande miseria: oggi possiamo anche permetterci di pubblicizzare figure anoressiche, mentre allora la magrezza non era considerata propriamente un simbolo di bellezza e prosperità, così come la dieta non era un vezzo estetico ma bensì la triste realtà quotidiana.
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