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Dress code, abiti, monaci e BDSM

Creato il 21 marzo 2012 da Abattoir
Dress code, abiti, monaci e BDSM
Dress code su Wikipedia

Il dress code è un codice di abbigliamento da osservare bene in alcuni contesti per essere riconoscibili o per integrarsi all’ambiente circostante, infatti, nonostante il famoso detto “l’abito non fa il monaco”, l’abbigliamento della persona che abbiamo difronte potrebbe dirci molto.

Uno degli ambiti in cui viene usato il dress code è, per esempio, l’ambito ospedaliero, dove a seconda della divisa indossata dal personale possiamo riconoscerne la mansione, dal portantino al primario.

Il dress code investe un ruolo importante per distinguere le “community” tra di loro e al loro interno. Per chi è estraneo al mondo degli skinheads non vede differenza tra uno skin anarchico, un red skin o un naziskin, se non per evidenti simboli che potrebbero portare addosso, mentre tra di loro di riconoscono anche per il tipo di lacci degli anfibi. Nel mondo BDSM, in cui basta solo un dettaglio per capire se si è remissivi o dominanti e pertanto senza dire una parola di presentazione sui propri gusti sessuali instaurare rapporti.

Lo spirito corporativo tipico del mondo angloamericano fa sì che gli ex studenti della stessa università indossino sempre un elemento caratteristico che li contraddistingua e li faccia sentire colleghi anche con grosse differenze generazionali. 

In realtà, il dress code è anche un codice che seguiamo più o meno incondizionatamente ogni giorno, scegliendo l’abito adatto per ogni occasione. Nonostante ci sforziamo a dare importanza al contenuto anziché alla forma, giudichiamo anche in base di un sentimento estetico condizionato dalla cultura da cui proveniamo. Una persona con i capelli arruffati e gli abiti un po’ dismessi ci può stare simpatico in alcuni momenti, inadeguati in altri: immaginiamoci, non dico in un ruolo di alta responsabilità, ma semplicemente nel ruolo di cameriere di un ristorante, uno che si presenta a noi con la divisa malconcia. Siamo sicuri che non ci chiederemmo se in cucina c’è la stessa attenzione nel preparare i piatti?

Che penseremmo di un medico che sotto il camice ha pantaloni corti e sandali?

Non sempre essere vestiti “ordinati” è una cosa positiva, come si vorrebbe nei casi precedenti, infatti se un professore universitario venisse in frac a fare lezione, lo giudicheremo altrettanto stravagante quanto uno che indossa i sandali.

L’aspetto estetico quindi ha un ruolo fondamentale per la nostra percezione del mondo e quando qualcosa (come in questo caso l’abbigliamento del nostro interlocutore) va fuori le nostre abitudini culturali, rimaniamo un po’ spiazzati. Dobbiamo scavare al livello dei contenuti per rassicurarci o per confermare la situazione di anomalia.

Il significato del modo di dire “l’abito non fa il monaco”, oltre che a metter in guardia dalle apparenze, potrebbe anche significare che il solo fatto di indossare un abito da monaco non induce a comportarsi da tale, pertanto l’indossare un abito piuttosto che un altro sembra non dover modificare il nostro comportamento. Ma ne siamo sicuri? Capita spesso infatti che indossare un abito elegante ci porta ad avere anche movimenti più aggraziati e attenti all’etichetta, mentre il solo fatto di essere in pigiama ci concede la libertà di grattarci dove ci prude.

Il problema del giusto abbigliamento si pone poi tra i giovani, che per natura tendono ad essere creativi nel modo di vestire seguendo una delle diverse mode del momento, asseconda dello stile in cui ci riconosce. Per esempio, esiste un abbigliamento inadeguato per frequentare le lezioni o per studiare in biblioteca? Queste sono azioni della quotidianità e pertanto lì ci si lascia andare seguendo le proprie inclinazioni, abbondando a volte con le scollature, tacchi o pantaloni a vita bassa e infradito per gli uomini.

Inoltre, come ci si presenta ad un colloquio di lavoro? C’è un dress code anche lì ed è molto importante rispettarlo perché i colloqui non durano quasi mai a sufficienza e bisogna dare in quel breve tempo le migliori impressioni possibili. Non solo se ci si presenta in uno studio di avvocati per fare il tirocinio sarà necessario andare vestiti ordinati e forse il tailleur non sarà fuori luogo, mentre presentarsi in giacca e cravatta al colloquio da McDonald’s o per un call center può solo far ridere il selezionatore, che penserà che vi ha vestito mammina. Senza considerare che se si fa una buona impressione anche per il tipo di abbigliamento, poi ci sarà la tacita pretesa che si continuerà a tenere quello stile di abbigliamento, pertanto potreste essere condannati ad indossare la camicia.


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