E' finito un altro giorno, come ieri, come domani.
C'era un'atmosfera così serena nell'aria, le persone sorridevano, condividevano, due bambini tiravano la sabbia in aria, non appena la manciata perdeva spunto la gravità vinceva e disperdeva i granelli nell'aria, che passavano da insieme a singoli verso terra, regalandogli un sorriso.
Sorridevo anch'io, ma non ero sereno, uno strano senso d'angoscia mi prendeva allo stomaco, di difficile lettura, che tentavo di mandar giù con la mia birra gelida.
Ma una parte di me lo sapeva, smise di correre e si voltò, verso di me, sorridendo.
Ed io contraccambiai.
L'ultima diffusa di luce tinse l'orizzonte di viola, lasciando il palco alle prime stelle.
L'intermittenza della loro luce è direttamente proporzionale alla loro distanza, così mi dissero in quinto liceo.
Si alzò un vento tiepido e sulle note di una canzone dei R.E.M. mi incamminai verso la macchina.
Quando girai il quadro i numeri sul contachilometri mi riportarono ad un giorno d'estate passato lassù, tra i miei sentieri, con un amico, a cogliere i migliori frutti di quella terra per farne un liquore.
La libertà, seduto su quelle creste a vivere il tempo.
Magari un domani apriremo una nostra bottiglia vecchia di anni, e nel riassaporare quei profumi rideremo, scoprendoci immutati, magari.
Ma i giorni passano, ed ogni giorno corro verso il sole che arriva sempre un attimo prima, per quanto veloce sia, non lo sono mai abbastanza, ed io sorrido.
E adesso corri, corri ancora, figlio di puttana, corri.
E la libertà, dov'è.