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Due Approssimazioni alla Sinestesi

Da Sinesthesys

Non senza una piccola nota di orgoglio, vorremmo qui descrivere due mostre ora in corso che presentano diversi punti di contatto con la nostra poetica. Certo non sono - non possono essere - ancora Sinestesi, ma ci rinforzano nella convinzione che l'arte contemporanea stia dirigendosi vieppiù verso forme di installazione multisensoriale che però, al contrario degli esperimenti un po' fine a se stessi del quarantennio 1960-2000, portino i fruitori non solo nel regno della sorpresa e dell'imprevisto, quando non della paura o dell'emotività becera, ma anche in quello della trascendenza verso mondi se non proprio alti, almeno archetipicamente... altri ;)

La prima e forse più simpatica di queste due mostre è Le Surréalisme et l'Objet, presso il Centre Georges Pompidou di Parigi. Allestita come una sorta di camminata onirica nei mondi paralleli vaneggiati dai grandi maestri del surrealismo negli anni 20 e 30 del '900 (Breton, Dalì, De Chirico, Duchamp ecc), grazie alla forza delle opere e alla sinestesica varietà di artisti e relativi approcci, essa è veramente in grado di produrre come un senso di straniamento nel visitatore.

Opere certo oniriche, ma spesso anche spaventose o ironiche o talvolta addirittura, finalmente, archetipiche. Il sesso che si scompone in elementi centrifughi, le prospettive che riflettono solitudini e angosce, oggetti comuni che interrogano sul senso del quotidiano, oppure mostruosità mutanti ed enigmatiche, contaminazioni impreviste ed inquietanti. L'oggetto diventa così simbolo di un'alterità perversa e quasi ostile, una sfida della creatura nei confronti del creatore: noi. Piccoli Luciferi ribelli contro il proprio demiurgo, essi ci impongono di rendere conto delle nostre invenzioni, del nostro design, delle nostre necessità di utilizzo. Divengono insomma lo specchio della nostra anima, delle nostre aspettative, delle necessità, dei sogni di un'umanità sempre più dolente e perduta.

Il fatto che siano "invenzioni" del passato, poi, rende queste opere, questi oggetti, ancora più inquietanti, fino a renderle il ghigno del facile profeta che, prevedendo l'aggravarsi della nevrosi metropolitana ed eternamente irrisolta dell'uomo moderno, sembra dirci beffardo "te l'avevo detto". Lo spettatore quindi, prima divertito poi sempre più sgomento, è costretto a confrontarsi col senso di una modernità, di una vita, di una generazione, di una civiltà alla deriva, ormai distaccata dalle prerogative eterne dell'uomo e proiettata in un mondo popolato di immagini e fantasmi, un minaccioso gioco di specchi inconsci che inviluppa le coscienze.

Insomma un'esperienza pseudo-sinestesica, che sarebbe stata effettivamente tale se avesse voluto essere maggiormente orientata verso una soluzione positiva per l'animo umano, soprattutto tramite simboli e archetipi veicolati da qualche Tradizione sapienzale.

L'altra mostra, certamente più a portata di mano, ha un nome spocchioso quasi come i nostri ;) Aisthesis, all'Origine delle Sensazioni, allestita presso la meravigliosa villa Panza di Varese. Due artisti-mito nell'arte plastica e ambientale del 900, James Turrell e Robert Irwin, venti opere in mostra tra proiezioni, installazioni e opere site-specific racconteranno "il loro singolare utilizzo della luce come medium creativo".  

Rispetto all'altra, quindi, qui il focus si sposta: non più l'evocazione che porta con sé un oggetto fattosi quasi vomito nero del nostro inconscio, bensì l'analisi di come la sensazione nasca dalla percezione, ed essa stessa dalle informazioni che arrivano, coscienti o no, dal principale vettore di informazione dell'universo: la luce. Allora essa segna la distanza fra noi e le cose, riempie surrettiziamente spazi vuoti suggerendovi però contenuti immaginari, colora e definisce prospettive inedite e sconcertanti, evoca anatomie archetipiche (in un'installazione in particolare ricorda la già citata vagina di Reshma Chhiba), rimanda a tribalismi immanenti e irrisolti, fino a dislocare percezioni e certezze. Il fruitore assiste così, sbigottito e impotente, al pleonasmo illusorio del proprio mondo di percezioni senza però un codice selettivo aprioristico, che è poi quello che ci permette la sopravvivenza psichica e la corretta decodifica nella ridda di informazioni del quotidiano.

Allora la percezione torna ai sui elementi base: la prospettiva, la luce e l'ombra, costringendoci a interrogarci sulla nostra interiorità e sui fantasmi che spesso tali spazi riempiono. Si tratta di un ottimo approccio alla Sinestesi per l'opera an-egotica di due artisti (per quanto fra i due Turrell abbia il sopravvento creativo e intellettuale) e per la loro superba capacità di usare il mezzo luminoso come veicolo di enigmi e evocazioni interiori. Manca forse lo spunto per andare oltre, intendiamo oltre le forme nude, oltre il labirinto infinito delle possibilità percettive, ove l'anima può solo perdersi nella sua inetta solitudine. Manca il filo d'Arianna di immagini e simboli in grado di rievocare e risvegliare quelle potenzialità latenti che sole permettono una felice navigazione fra le forme e le informazioni dell'universo, verso l'unica, vera e autentica Luce. Detto questo, signori, chapeau!

Queste due mostre ci siano da stimolo per la nostra fino ad oggi solo annunciata realizzazione di una Sinestesopera. Al che vi facciamo una sorprendente anticipazione: rimanete in attesa di novità per il mese di giugno 2014! :D



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