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Le linee guide sulla traduzione poetica sono oggetti\soggetti di indagini critiche non riducibili ad una manualistica universale, da qui forse il fascino ininterrotto della discussione. Si compone, si danno alternative, si discompone, si ricerca, si lascia un sentiero o si creano strade maestre. Ad esempio, quando Emilio Mattioli scrive la prefazione al libro dedicato alla traduzione integrale del lavoro di Henri Meschonnic, Un colpo alla Bibbia, spiega che il metodo del linguista francese è un metodo nuovo ed originale, e forse per questo il poeta d’Oltralpe non ha – fino ad allora – avuto una traduzione integrale nella nostra lingua. “Meschonnic – scrive Mattioli – è uno dei critici più implacabili della cultura contemporanea. In particolare, da molti anni egli conduce un accanito combattimento contro la semiotica a favore della poesia. Il ritmo contro il segno. Non si tratta del ritmo della metrica, inteso come alternanza di brevi e di lunghe. Il ritmo è per Meschonnic l’organizzazione del soggetto come discorso nel e attraverso il suo discorso” . Attraversando la riva, come si pongono i traduttori di madrelingua diversa da quella italiana quando affrontano la complessità della traduzione di un nostro autore contemporaneo? Ho preso due esempi diversi, tutti e due abbastanza recenti (senza altra pretesa se non quella che) da poter legger e confrontare degli autori nel ritmo di un altro lemma, e dare atto al gran lavoro dei traduttori poetici.
LUCIANO ERBA TRADOTTO DA ANN SNODGRASS
Ann Snodgrass traduce Luciano Erba nel 2003. Il libro L’Ippopotamo diventa The Hippopotamus, stampato in Canada e distribuito in America Settentrionale e in Inghilterra. L’autrice della traduzione è una poetessa americana che diviene dapprima la traduttrice di Vittorio Sereni e successivamente pone a tradurre Luciano Erba e Antonella Anedda. Per il suo lavoro ha vinto nel 2005 il premio Raiziss\de Palchi che l’Accademia dei Poeti americani riserva a questo importante genere culturale. Il premio ha permesso alla Snodgrass di soggiornare a Roma per due mesi, ospite dell’Accademia Americana a Roma. Attualmente Ann Snodgrass insegna al prestigioso MIT di Cambrigde, nel Massachusetts.
Luciano Erba
SE MAI
Se mai ti ricorderò come una madonna senese
tu così bruna, poco ovale, molto illirica
sarò che a volte, nel segreto degli occhi
passò una luce di immensa dolcezza
e tanto bastò perché apparisse un ciel d’oro
di pietà, di letizia sulla selva dei tuoi capelli.
IF I EVER
If I ever remember you as a Sienese madonna
you so auburn, almost oval, deeply illiryan
it will be because at time in the secret of your eyes
the great sweetness of a light passed
and the was enough to ignite a sky made gold
by the compassion and joy surrounding the wilderness of your hair.
GRAFOLOGIA DI UN ADDIO
Questo azzurro di luglio senza te
è attraversato da troppi neri rondoni
che hanno un colore di antenne
e il taglio, il guizzo della tua scrittura.
Si va dal “caro” alla firma
dal cielo alla terra
dalla prima all’ultima riga
dai tetti alle nuvole.
STRETCH OF A FAREWELL
The gentian blue of this July without you
is crossed by too many black swifts
the color of aerials
with the style, the dart, of you handwriting.
It goes from the “dear” to you signature,
from the sky to the earth,
from the first line to the last,
from the rooftops to the clouds.
CASA NUOVA
Vi si incrociano strade
che vengono da lontano
e non si da dove vanno.
La mia spada aveva un nome nuovissimo
ho dato un tal colpo
che è entrata a metà della grande radice
spianata a forma di tavolino
con cui l’architetto aveva arredato il soggiorno
gli architetti si sa
ma la spada non è più riuscita.
Lettore di neve fradicia
sia chiaro che questa spada non è un simbolo
di quello che credi
ti ripeto, aveva un altro nome,
un vecchissimo nome.
NEW HOUSE
The streets coming from far off
cross each other
so you can’t tell where they’re going.
My sword had a very new name
I struck such a blow
that it went halfway into a large root
flattened to make it a table
the architect had used to furnish my living room.
We all know how architect are
but the sword never came out.
Reader of rubbish
it should be clear this sword is not a symbol
of that which you believe.
It had another name, I tell you,
a very, very old name.
VITTORIO SERENI TRADOTTO DA PETER ROBINSON E MARCUS PERRYMAN
Vittorio Sereni è stato tradotto più volte in lingue inglese. Anche grazie all’attività degli Istituti Italiani di Cultura americani, come recita l’antologica a lui dedicata nel 2006 dalle edizioni dell’Università di Chicago, negli Usa. I traduttori dell’antologia The Selected Poetry and Prose of Vittorio Sereni, sono Peter Robinson e Marcus Perryman.
Peter Robinson, nato a Salford (UK) è un docente di letteratura inglese e americana a Berkshire; ha pubblicato più di trenta libri fra poesia, traduzioni e critica letteraria. Nel 2006 cura una selezione antologia delle poesie di Luciano Erba (The Greener Meadow: Selected Poems of Luciano Erba).
Marcus Perryman è un consulente culturale e traduttore freelance. Nato a Thurmaston (UK) vive da anni nel nostro Paese. Ha fra le sue recenti pubblicazioni la cura e la traduzione di due lavori di Adriano Banchieri. Insieme a Peter Robinsons ha tradotto e pubblicato vari poeti italiani, Giuseppe Ungaretti, Franco Fortini e Maurizio Cucchi.
Vittorio Sereni
IN ME IL TUO RICORDO
In me il tuo ricordo è un fruscìo
solo di velocipedi che vanno
quietamente là dove l’altezza
del meriggio discende
al più fiammante vespero
tra cancelli e case
e sospirosi declivi
di finestre riaperte sull’estate.
Solo, di me, distante
dura un lamento di treni,
d’anime che se ne vanno.
E là leggera te ne vai sul vento,
ti perdi nella sera.
YOUR MEMORY IN ME
Your memory in me is a solitary
whirring of pedal-bikes that go
peaceably where the height
of noon descends
to the more blazing sunset
amongst gates and houses
and wistful inclines
of windows reopened onto summer.
What’s left of me, only
a faraway wail of stream trains lingers,
of souls that are departing.
And light on the wind there you leave,
lose yourself in the evening.
UN RITORNO
Sul lago le vele facevano un bianco e compatto poema
ma pari più non gli era il mio respiro
e non era più un lago ma un attonito
specchio di me una lacuna del cuore.
A RETURN
On the lake the sails made a white and compact poem
but my breath was no longer equal to it
and it was no longer a lake but an astonished
mirror of me a lacuna of the heart.
LE CENERI
Che aspetto io qui girandomi per casa,
che s’alzi un qualche vento
di novità a muovermi la penna
e m’apra una speranza.
Nasce invece una pena senza pianto
né oggetto, che una luce
per sé di verità da sé presume
– e appena è un bianco giorno e mite di fine inverno.
Che spero io più smarrito tra le cose.
Troppe ceneri sparge attorno a sé la noia,
la gioia quando c’è basta a sé sola.
THE ASHES
What am I waiting for turning round the house,
for some breath of fresh air
to lift then set my pen in motion
and open me up to a hope?
Instead a pain without lament
or object’s born, which a light
of truth in itself from itself presumes
—and it’s barely a mild white day at winter’s end.
What do I hope for more lost among things.
Too much ash scatters boredom round itself,
joy when it’s here in itself is enough.