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Due Aziende Venete chiamate per costruire l’astronave della Apple a Cupertino !!

Creato il 13 gennaio 2014 da Ibennynews @bennygiordan

L’hanno già ribattezzata “l’astronave” ed è l’ultimo ambizioso progetto messo in campo da Steve Jobs prima della sua morte. Per il Campus 2, una costruzione circolare che occuperà una superficie totale di 260mila metri quadrati, Apple ha scelto l’eccellenza veneta. Affidando alla trevigiana Permasteelisa, leader mondiale nella progettazione e installazione di involucri architettonici per grandi edifici, la realizzazione della facciata. La multinazionale di Vittorio Veneto, controllata dai giapponesi di Js Group, a sua volta ha deciso di servirsi della padovana Pandolfo Alluminio per la lavorazione del metallo.

L astronave di Apple large 600x399 Due Aziende Venete chiamate per costruire l’astronave della Apple a Cupertino !!

Il cantiere per la demolizione dell’area destinata a ospitare la seconda sede di Apple a Cupertino, in California, è stato aperto, ma dalle due aziende venete non arriva alcuna conferma sulla commessa legata al mega-progetto di Norman Foster. I lavori affidati riguardano il primo lotto del progetto che, per la Pandolfo, sede a Padova ma stabilimenti nel Bellunese a Feltre e Lentiai, dovrebbero riguardare la fornitura di sette tonnellate di alluminio estruso (pari a circa il 5% della produzione annua dell’azienda) che, a prezzi di mercato medi, valgono un assegno da circa 3 milioni per l’azienda guidata dall’a.d. Vincenzo Pandolfo. La fornitura si esaurirà i nell’arco dei primi sei mesi dell’anno. «Abbiamo chiuso il 2013 abbastanza bene» spiega Pandolfo «con ricavi e marginalità superiori alle medie di mercato». L’esercizio appena concluso porterà ricavi per 64-65 milioni, un margine operativo lordo vicino al 5% e un utile che si attesterà sui 500-600mila euro. «Il mercato interno è ancora molto debole» spiega Pandolfo «bisogna cercare spazi all’estero». L’azienda padovana ha alle spalle due anni molto bui (2009-2010) seguiti da un piano di ristrutturazione basato su mobilità e terziarizzazione.

«L’unico modo per cercare di restare competitivi» aggiunge a questo riguardo l’amministratore delegato. «Le recenti terziarizzazioni in area logistica a valle della produzione “core” a Lentiai prima (2011) e a Feltre poi (2013), ci hanno permesso di essere più precisi nella formulazione dell’offerta». Nel frattempo la Pandolfo ha seguito con maggiore determinazione la pista dell’estero portando il peso dell’export al 38% dei ricavi (28% la media). Nel portafoglio ordini del 2014 ci sono Nova Victoria Project a Londra (450mila euro), Ntv (sede della tv di stato) a Mosca (650mila euro), Fenchurch Street a Londra (400mila euro), One Tower Bridge a Londra (680mila euro). Per quanto riguarda l’Italia c’è la Torre Isozaki a Milano (350mila euro). «Le commesse provengono prevalentemente dall’estero» rimarca Pandolfo «e da paesi con forte dinamicità economica come Russia e Inghilterra».

Sempre sul fronte dei lavori, la Pandolfo sta rifornendo Faac “sfruttando” la decisione dell’azienda dei cancelli di far rientrare in Italia, dai paesi dell’Est, alcune forniture. Recentemente il gruppo padovano ha realizzato anche un importante investimento “a valle” della sua filiera attraverso la partecipata Fonderie Pandolfo di Maniago del Friuli, operativa dal 2010 e attiva come fonderia di riciclo di alluminio per la produzione di “billette” (semilavorato che serve per la successiva lavorazione dei profili). «L’investimento è stato di circa 38 milioni, occupa circa 40 addetti, e raggiungerà nel 2014 la capacità massima di circa 50mila tonnellate di billette su tre turni». Questo dà la possibilità alla Pandolfo e ad altri estrusori italiani di “sganciarsi” dalle multinazionali del settore.


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