Due Chiacchiere con…
Enrico Miceli
Dopo aver letto Humus di Enrico Miceli, la nostra intrepida collaboratrice Danylù Louliette K., ha colto l’attimo fuggente e non si è fatta scappare l’occasione di intervistare l’autore per i lettori di Sognando Leggendo.
Qui potete trovare la recensione a Humus
Andiamo a conoscere un po’ più da vicino Enrico Miceli:
Chi è Enrico Miceli?
Nato a Cosenza nel 1980, scrittore, giornalista e consulente editoriale, ha collaborato e collabora con: Garantista, Granta, Linus, Linkiesta, CorriereDellaSera (Roma), TerrediMezzo, il Foglio Letterario. Il suo primo romanzo, Humus, è stato pubblicato da Castelvecchi, mentre il secondo lavoro, uscito per Lite Editions, s’intitola Proprio come la guerra. Ha pubblicato molti racconti su riviste e antologie collettive che, con l’aggiunta di alcuni inediti, saranno presto tradotti in Bulgaria dalla casa editrice Scalino Books.
… Bene, ora che abbiamo rispolverato un po’ la nostra memoria con la biografia di Dario Tonani, avanti tutta con l’intervista!
Dany: Ciao Enrico, il tuo romanzo mi ha incuriosito molto, ma la prima domanda che voglio porti è: c’è qualcuno dei tuoi personaggi in cui ti identifichi?
Enrico: Ciao a te, Danylù, sono contento di averti incuriosita. Nel rispondere alla tua domanda sento prima di tutto il dovere di sottolineare la relatività del concetto di identificazione e ancor di più la sua parzialità. Detto questo posso dirti che i miei personaggi sono miei, sono frutto in un modo o nell’altro della mia immaginazione, e in quanto tali non posso non sentirli addosso, nelle loro virtù ma anche nelle loro contraddizioni, nelle loro perversioni, nei loro limiti, nelle loro teorie bislacche (che non per forza devo condividere o perlomeno non pienamente). Dunque credo che la risposta più sensata che io possa darti è che mi identifico in tutti i miei personaggi, sono una sorta di sommatoria, un io multiforme che li sintetizza tutti, dal peggior criminale psicotico, al potente, al reietto, finanche ai cadaveri ammassati nei bugigattoli, che forse, a ben vedere, sono spesso i veri protagonisti di tutte le storie che racconto.
Dany: Bene,da te non potevo aspettarmi risposta migliore. Dunque affermi di essere una sorta di psicopatico. Scherzo. Passiamo a l’altra domanda: la gente “normale” dov’è? Esiste?
Enrico: La normalità esiste laddove esiste la norma, e si muove nei confini tracciati da ciò che è ordinario e usuale. Il concetto di normale è di per sé un concetto neutro, ma data questa definizione va da sé che la gente «normale» esiste, ovviamente. Normale è chi spende la propria esistenza comportandosi in maniera consueta, senza mai infrangere le regole comunemente accettate. Poi quali siano le regole che vengono comunemente accettate da una società è un altro paio di maniche. In alcuni contesti «normale» è chi discrimina, o chi ruba, o chi è corrotto, o chi è ignavo e finanche chi uccide rientra spesso in questa definizione. Ciò che forse bisognerebbe analizzare con più attenzione è il fatto che la norma non sempre è un bene e la regola non sempre ha ragione. E probabilmente la gente normale in una società psicotica è da considerare psicotica essa stessa.
Dany: Nel libro esprimi un concetto che mi è piaciuto molto. Parli di monadi, di molecole che compongono le cellule di ogni individuo, quale che sia la sua estrazione sociale, il suo ruolo in società. Il papa e uno qualsiasi dei criminali da te citati, sono composti dalla stessa materia. Dunque si parla di un’uguaglianza che sta alla base di ogni cosa, e che spesso in molti dimenticano. Potresti spiegare ai nostri lettori cosa ha ispirato questo tuo concetto?
Enrico: Si tratta di un punto di vista che ho maturato negli anni e che mi ha sempre affascinato. La propensione all’esistenzialismo fa parte sicuramente del mio modo di essere e di approcciare alle cose. In particolare il monismo, in molte sue sfaccettature, da Spinoza a Giordano Bruno fino a Schopenauer, è una teoria che è sempre stata in grado di attirare la mia attenzione, forse proprio perché questo essere parte di un’unica grande entità riesce a rendere evidente senza troppo sforzo il destino comune degli esseri viventi e la loro contraddizione nell’essere al tempo stesso individui e collettività. Sotto quest’ottica i ruoli e le differenze sociali diventano infinitamente insignificanti e la vita stessa a mio avviso acquista molta più leggerezza, e questo è fondamentale per vivere al meglio.
Dany: Grazie per la risposta chiara ed esplicativa. Prima di lasciarti (in pace) però, vorrei porti un’ultima domanda, tanto per sapere, quali sono i tuoi progetti futuri. C’è un romanzo che bolle in pentola? Di cosa parla?
Enrico: Sì, attualmente sono in libreria (fisiche e virtuali) con due progetti: Il Decalogo (Edizioni il Foglio), dove con altri autori rivisitiamo i dieci comandamenti in chiave moderna; e Proprio come la guerra (Lite Editions), un noir storico ambientato nella Spagna di Franco. Inoltre ho diversi lavori pronti che via via stanno trovando una loro collocazione editoriale, in particolare racconti e romanzi brevi. Poi ho da parte anche due romanzi che possono essere intesi in qualche modo come il seguito di Humus, ma, così come Humus, anche loro non sono di facile collocazione. Vedremo…
Dany: allora ti auguro davvero buona fortuna, in bocca al lupo e speriamo che il cacciatore crepi. Alla prossima