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Due chiacchiere con… Manuela Raffa

Creato il 25 agosto 2011 da Nasreen @SognandoLeggend

Due chiacchiere con… Manuela Raffa

Due chiacchiere con… Manuela Raffa
MANUELA RAFFA;

Manuela Raffa nasce nel 1979 a Milano, dove attualmente vive. E’ laureata in scienze dell’educazione. La trilogia “Il Mondo senza Nome”, da lei scritta e pubblicata con Runde Taarn edizioni, è composta da “La maschera” (2009), “I gemelli” (2010) e “Sotto il manto nero”, la cui uscita è programmata per la fine di quest’anno.

 

Questa promettente scrittrice italiana, la cui passione per il fantasy ha dato vita alla saga de “Il Mondo senza Nome”, una trilogia ispirata ai classici del genere, si è prestata, con simpatia e disponibilità, a rispondere ad alcune domande per il nostro blog.

 

D: Ciao Manuela, benvenuta su Sognandoleggendo. Vorrei che tu dessi modo ai nostri lettori di farsi un’idea più precisa di te: puoi dirci in poche parole chi è Manuela Raffa?

R: Bè, se sono poche le parole che devo usare, allora possiamo definirmi una appassionata di libri, in tutti i sensi: mi piace leggere, mi piace scrivere. Amo anche lo sport, in particolare giocare a pallavolo; adoro la musica, ho imparato a suonare da dilettante sia la chitarra che la batteria.

D: Alla fine di quest’anno uscirà il volume conclusivo della saga del Mondo senza Nome. Ci puoi raccontare come è nato questo progetto?

R: I motivi della nascita del Mondo senza Nome sono molteplici. In quel periodo, quando ho cominciato a scriverlo (era il 2003), meditavo di stendere un libro che sembrasse un gioco di ruolo. Ero anche insoddisfatta del ruolo femminile nei libri fantasy classici e desideravo cimentarmi con un mondo nuovo. Non era il primo libro che scrivevo, ma volevo provare con il fantasy.

D: Il Mondo senza Nome è un fantasy nel senso classico del genere: quali ritieni che siano i punti di forza della tua trilogia?

R: Il fatto di essere un “fantasy scientifico”, se possiamo definirlo in questo modo. Uso la magia nel Mondo senza Nome come se fosse un elemento naturale, che appartiene a quel mondo in modo semplice. Coloro che la usano la studiano e ne conoscono le formule, un po’ come se fossero elementi chimici o fisici. Questo fattore rende i libri accessibili anche a coloro che non sono abituati a leggere fantasy.

D: La tua saga è ricca di personaggi. C’è qualcuno di loro che ti ha creato problemi durante la stesura del romanzo? E poi sono curiosa di sapere quale è il tuo preferito, quello che ti sei divertita di più a raccontare.

R: Nel corso della storia, un po’ tutti mi hanno creato dei problemi. Essendo una saga, i personaggi che compaiono in almeno due dei libri hanno un lungo percorso alle spalle e non sempre è stato semplice dipanare le loro vicende. Il mio preferito è sempre lo stesso, Amir. Mi fanno ridere le sue battute, i suoi modi di comportarsi. Mi piacerà sempre Amir.

D: Con il terzo volume si conclude la saga con cui hai esordito come scrittrice. Quale nuovo progetto hai in cantiere? Sarà sempre in ambito fantasy?

R: Ho varie idee in cantiere, in ambito fantasy, fantastico e non. Si stanno snodando in contemporanea, ma non so quale prenderà il sopravvento. Chissà, magari nessuno. Non si può sapere cosa ci riserverà il futuro.

D: Hai pubblicato con una piccola casa editrice, Runde Taarn, che in questi anni si è specializzata nel genere fantastico: com’è stata la tua esperienza?

R: Senz’altro positiva, con i pro e i contro di una piccola casa editrice. Ho avuto la fortuna di trovare un editore non a pagamento, che si interessa dei libri che pubblica e che organizza presentazioni. Per iniziare è sicuramente un ottimo primo gradino.

D: Il panorama editoriale italiano è affollatissimo, per cui spesso mancano i punti di riferimento. Che consiglio daresti a un giovane scrittore che si affaccia per la prima volta su questa caotica “piazza”?

R: Di pubblicare con un editore serio. E per serietà intendo non a pagamento, ma non solo. È importante capire alcuni fattori fondamentali: la distribuzione dei libri e quanto l’editore è disposto a investire sul tuo lavoro. Purtroppo, su questi elementi si diventa edotti a posteriori e non a priori, ma se si effettua una ricerca iniziale non può nuocere.

D: So che sei una lettrice accanita. Pensi che sia utile per uno scrittore leggere molto e di ogni cosa?

R: Non lo ritengo utile, lo ritengo indispensabile. Come si può essere scrittori senza leggere? È come pensare di essere musicisti senza conoscere la musica, senza averla mai sentita. Per i generi, sarebbe opportuno sondarli tutti, anche se mi rendo conto che i gusti sono gusti. Ad esempio, io non sopporto i gialli, anche se, per saperlo, ho dovuto provare. Non nascondo di leggere quelli di maggior successo, ogni tanto, e di trovarli anche gradevoli. Ma non riempirei la mia libreria di copertine di quel colore.

D: Qual è il tuo rapporto con la scrittura? Hai qualche abitudine, uno spazio preferito, dei “rituali” particolari?

R: Sono molto discontinua, anche se ho scoperto col tempo di avere un modus operandi. Quando un’idea si impossessa della mia mente, di solito scrivo le prime 40, 50 pag di getto, senza quasi fermarmi. Poi, mi blocco. La storia rimane lì, matura nella mia mente, ma difficilmente continuo a scrivere. Magari butto giù un paio di pagine ogni tanto, prendo qualche appunto, ma mai niente di serio. Possono trascorrere mesi, anche anni. Un giorno, ricomincio la storia. E non riesco più a smettere, fino a quando non la finisco. Ho degli inizi che stanno “macerando” da anni, ne ho uno che aspetta, se non ricordo male, da quasi 10. Chissà, forse un giorno arriverà anche quella storia. Perché pare proprio che siano loro a decidere, non io.

D: Ti ringrazio di essere stata nostra ospite e prima di concludere la nostra intervista, ti lascio ancora un piccolo spazio: c’è qualche altra cosa che vorresti dire ai lettori del nostro blog?

R: Buona lettura!

D: Grazie, Manuela. Un grandissimo in bocca al lupo per la terza puntata della tua saga, che si intitolerà “Sotto il manto nero”: ci vediamo tra qualche mese nel Mondo senza Nome!


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