Robin Hobb, secondo pseudonimo assunto da Margaret Astrid Lindholm Ogden nel 1995 (California, 1952), è una scrittrice statunitense.
Nata nel 1952 in California, è autrice principalmente di romanzi fantasy, nonostante abbia pubblicato diverse storie di fantascienza. Dal 1983 al 1992, ha pubblicato le sue opere sotto il suo primo pseudonimo di Megan Lindholm. I romanzi pubblicato con il suo primo pseudonimo si rifanno al fantasy contemporaneo, mentre quelli pubblicati come Robin Hobb sono caratterizzati da uno stile epico-medievale che porta il racconto su un piano più reale. Attualmente vive in Tacoma, Washington.
Sito: http://www.robinhobb.com/
Su Sognando Leggendo potrete trovare le recensioni ai romanzi:
1. Saga dei Mercanti di Borgomago
3. (in arrivo) Il rifugio del drago
Ricordiamo che la traduzione di questa intervista è stata curata dal nostro collaboratore Maurizio, grazie a lui abbiamo avuto la possibilità di metterci in contatto con Robin Hobb.
Ciao Robin, benvenuta nel blog Sognando Leggendo. Innanzitutto, grazie per aver accettato di essere nostra ospite. Sei la mia Autrice preferita, per cui sono molto felice di avere l’occasione di intervistarti: mi vengono in mente almeno un centinaio di domande che vorrei farti, ma cercherò di non farmi prendere la mano.
Scavando nella tua memoria, quale libro ha rappresentato il primo “approccio” con la lettura? E il primo libro fantasy?
Il mio primo libro fantasy fu The Joyous Story of Astrid. Era un vecchio libro quando lo lessi e sono parecchi anni che è fuori catalogo ma riuscii a trovarne una copia qualche anno fa. Ancora oggi la scrittura possiede quella magia di quando lo lessi per la prima volta. In quanto al mio primo libro, a parte i libri scolastici, fu probabilmente uno del Dr. Seuss, forse McElligott’s Pool!
Fin da quando ero piccola sapevo di voler diventare una scrittrice. Cercai di scrivere un racconto per la prima volta in prima elementare, quindi a 5 o 6 anni.
Quando hai cominciato a scrivere, perché hai scelto proprio questo genere?
Ho sempre amato miti, favole e leggende. Quando lessi Il signore degli anelli mi mostrò tutto ciò che il fantasy poteva essere. Quando cominciai a scrivere, tentai inizialmente generi più commerciali ma ben presto capii che dovevo scrivere fantasy, perché era quello che amavo leggere.
Ogni scrittore ha un proprio modo di mettere le idee su carta. Tu scrivi a mano o al computer?
La mia calligrafia adesso è Times New Roman, 12. J Preferisco usare il computer perché le parole sullo schermo danno l’idea delle parole sulla pagina e questo per me è importante. L’aspetto della pagina, la densità della stampa, le proporzioni di dialoghi e descrizioni sono una parte importante del processo di scrittura. Ma se non ho la possibilità di scrivere a computer, uso una matita ben appuntita o una portamine su carta a righe, come per esempio un quaderno a spirale. Mi piace il suono e la sensazione della grafite sulla carta. Ma se non ho nessuna di queste cose, uso una qualsiasi penna su un qualsiasi tipo di carta. Durante l’ultimo viaggio in aereo, ho abbozzato metà libro sul retro della stampa del mio biglietto elettronico!
Cosa rappresenta per te la scrittura?
Passo la maggior parte del mio tempo a scrivere. Anche quando non sono alla tastiera e magari sto piegando i panni o sarchiando il giardino, continuo a pensare a quel mondo. Quindi penso che la scrittura sia la musica di fondo della mia vita.
Il più bel complimento ricevuto come scrittrice?
Penso che il miglior complimento che uno scrittore possa ricevere sia quando qualcuno dice ‘il mio amico mi ha passato il tuo libro’ oppure ‘ho passato a mia sorella il tuo libro e anche a lei è piaciuto molto’. Questo è il massimo per me, quando a qualcuno la storia è piaciuta così tanto che ha voluto condividerla con i suoi familiari o i suoi amici.
Come sai, mio marito lavora nell’industria marittima così come suo padre e suo nonno prima di lui. Un tempo andavo con lui sul tender in estate. (Il tender è un’imbarcazione che prende il pesce dalle navi da pesca e lo porta al conservificio.) La mia esperienza con le navi mi dice che ognuna ha una sua personalità, un qualcosa che è indipendente dalla ciurma che la manovra. Mio marito e un suo amico spesso parlano delle imbarcazioni come se fossero vive e avessero una loro volontà. Alcune navi sembrano essere deliberatamente difficili, altre invece sembrano benevole e servizievoli nei confronti delle loro ciurme. Da qui a immaginare delle navi che avessero una vita propria non è stato un grandissimo passo.
La fantasia è una cosa seria. I mondi fantastici devono avere una loro logica, magari diversa da quella del mondo reale, ma altrettanto rigorosa. Tu hai avuto il privilegio di poter inventare le regole del Regno dei Sei Ducati e di ambientarvi molte delle tue magnifiche storie: è stato difficile rispettare tali regole per mantenere la logica e la credibilità dell’universo che avevi ideato
Penso che la cosa più difficile sia ricordare dettagliatamente le regole così da non contraddire la magia in una storia successiva! I miti di un mondo possono diventare così vasti e complicati che a volte scrivere si fa estenuante. La mia paura più grande è che un errore arrivi alla fase di stampa e rovini il sistema magico delle storie! In un mondo fantastico le regole della magia devono essere seguite rigorosamente così come le leggi della fisica in un libro che non sia fantastico.
Di quale dei territori che appartengono al Regno dei Sei Ducati è stato più divertente scrivere?
Penso che Castelcervo sia il mio luogo preferito. Forse perché ci ho passato così tanto tempo. Se chiudo gli occhi mi sembra di poter passeggiare per il maniero.
Oh, mi sono affezionata molto a tutti i miei personaggi. E’ stato divertentissimo scrivere di Brashen Trell, ma lo stesso vale per Kennet. Davad, con il suo comportamento imprevidente, è stato un personaggio interessante da esplorare, allo stesso modo del Satrapo. E Malta! E’ stato un bello spasso scrivere di lei!
Da dove proviene l’amore per il mare e la navigazione che risulta in modo così evidente dalle pagine dei tuoi romanzi?
Probabilmente da mio marito. Io non sono particolarmente utile su una nave, anche se mi piace stare a bordo. Adoro osservare una buona ciurma in azione, perché tutto sembra funzionare con la precisione di un orologio, con pochissimi ordini gridati in coperta. Ogni membro della ciurma sa perfettamente cosa deve fare e finché ciascuno fa il suo dovere, la nave scivola sulle onde senza problemi.
C’è un libro che ti è particolarmente caro o che ti piacerebbe aver scritto?
Oh, ci sono molti libri a cui sono affezionata, ma non riesco a immaginare di desiderare di aver scritto il libro di qualcun altro. Mi sembra un’idea molto curiosa! Credo il motivo sia che ciò che mi piace di più in un buon libro è la possibilità di avventurarmi nel mondo di qualcun altro come se l’avessi scritto io. Un mio preferito di sempre è un libro per bambini: Il libro della giungla di Rudyard Kipling. Del genere fantasy, penso che considererò sempre Il signore degli anelli il mio preferito.
Sei un’Autrice molto apprezzata in Italia e lo dimostra il trionfale tour dello scorso anno culminato al Parma Fantasy. Qual è il tuo rapporto con il nostro Paese?
Forse la mia relazione con l’Italia è il fascino per la storia antica dei Romani. Durante il liceo, feci quattro anno di Latino, il che comportò fare molte traduzioni di Giulio Cesare, Cicerone, etc. Penso che da allora quel mondo abbia catturato la mia immaginazione e non mi abbia mai completamente abbandonato.
In Italia il genere fantasy ha una storia relativamente recente. Conosci qualche autore fantasy italiano?
Hm. Dante Alighieri conta? Ho letto una traduzione della Divina Commedia quando ero adolescente. Nonostante siano passati tanti anni da allora, a volte le sue immagini fantastiche mi ritornano in mente. Ma mi dispiace dover dire che non conosco scrittori italiani di fantasy dell’epoca moderna.
Un’ultima curiosità. Hai qualche rituale, qualche ossessione, un luogo preferito, che ti aiutano a trovare l’ispirazione e ti accompagnano durante la scrittura?
Quando ero adolescente, mi arrampicavo nel deposito della carne. Era una casetta fatta di tronchi e costruita su delle palafitte che usavamo per conservare la selvaggina durante il periodo invernale. D’estate era vuota e mi piaceva salire lì sopra e sedermi a scrivere su un quaderno a spirale.
Adesso mi piace andare giù alla nostra “fattoria tascabile“. E’ una piccola proprietà, meno di quattro acri, perlopiù prati, un ruscello e un pezzettino di foresta. Lì la connessione Internet è scadente, ed è impossibile vedere la tv via cavo, ma è un luogo molto tranquillo e quando sono lì riesco a scrivere molte pagine. Anche adesso, mentre scrivo al computer queste parole, mi trovo lì. Sfortunatamente per me, il mio piccolo ufficio ha una finestra che guarda direttamente sulla strada al di là della casa piuttosto che verso il laghetto. Ma c’è molta erba e giunchiglie e un paio di meli fra me e la strada quindi non è poi malaccio, e se lascio la porta aperta, posso sentire il merlo dalle ali rosse giù al laghetto.
Questa era l’ultima domanda. Robin, vorrei ringraziarti di nuovo per la tua disponibilità. Speriamo di riaverti presto in Italia.
Continua a inventare per noi mondi fantastici in cui sognare!