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Due cose che odio nello stendere

Da Chiagia

La cosa che odio di più quando stendo è il fatto di dover girare i capi colorati.
Che io all’inizio non lo sapevo, o fingevo di non saperlo, e li lasciavo girati per il verso in cui si indossano.
Diciamo che sottovalutavo la forza del sole, non immaginavo fosse in grado di rendere la maglia lacoste a cui tenevi tanto in un simpatico capo bicolore con una parte superiore rimasta blu scuro (quella che stava in ombra) e l’altra diventata azzurro sbiadito.
Alla fine ho imparato a rivoltare le maglie e i pantaloni prima di stenderli, ma è un’attività che trovo insopportabile.
Specie quando, come stamani, sei a -1°C e le mani sono già congelate per conto loro, senza che si bagnino nell’attività di rovesciamento.
La seconda cosa che odio di più quando stendo sono i sacchettini proteggi-capi-delicatissimi.
Evidentemente un’invenzione femminile, perchè da sempre l’uomo – anche in veste di giovane casalinga come me – sa che nella lavatrice non si nasconde un mostro mitologico che strazia i collant e le magline di sintetico.
Ma siccome la sola cosa più grave di non fare un cazzo in casa è fare qualcosa e sbagliare, dunque ci si adatta e si accettano gli odiosi sacchettini.
La mattina presto, sottozero, le mani già insensibili dal rovesciamento dei capi colorati, tocca pure prendere il fermaglio della cernierina e aprire i sacchetti.
Estrarre le calzine, che sono sempre tantissime, stenderle. Stendere pure i sacchettini.
Finalmente rientrare e scaldarsi le mani sulla brace del camino, se uno ce l’ha.



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