Mario Visintini: Parenzo 26 aprile 1913 - Monte Bizén 11 febbraio 1941
Licio Visintini: Parenzo 12 febbraio 1915 - porto di Gibilterra 8 dicembre 1942
Due fratelli cresciuti fra la gente d'Istria, in una terra impervia, sferzata dal vento, che i potenti si sono a lungo contesa. Erano nati a Parenzo, città che dagli scogli sembra sorridere a Venezia e all'Italia, fin da piccoli hanno respirato il patriottismo del popolo che aveva nelle vene lo stesso sangue del concittadino Giuseppe Picciola, di Fabio Filzi e Nazario Sauro istriani anche loro, sentirono i racconti delle imprese compiute dagli italiani durante la prima guerra mondiale e questi echi, questi ricordi, quello stesso ambiente, contribuirono a formarne il carattere deciso, ad accrescere in loro l'amor di Patria che li vide disposti all'estremo sacrifico.
" Due stelle d'oro illuminano la bandiera dell'italianissima Parenzo...." scriveva nel 1953 Enrico Pagnacco su La Porta Orientale.
Parenzo, che ha visto nascere questi due eroi morti per la Patria, ora non è più italiana. Antico insediamento romano, ricca di vestigia storiche, città in cui ogni pietra trasuda la sua italianità, purtroppo oramai è dimenticata da tutti così come è dimenticato il sacrificio della maggioranza dei suoi abitanti e di tanti italiani, costretti ad abbandonare Istria e Dalmazia dopo aver subito persecuzioni e lutti.
Licio Visintini, era entrato come allievo presso l'Accademia Navale di Livorno nel 1933 e nel 1937 era stato promosso Guardiamarina. Dopo un periodo trascorso su unità di superficie con cui partecipò ad alcune missioni durante la guerra di Spagna, fu imbarcato prima sul sommergibile Narvalo e poi sull'Atropo e partecipò alle operazioni militari in Albania dell'aprile 1939.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale prese parte alla prima missione dei sommergibili italiani in Atlantico, al termine della quale chiese ed ottenne di essere trasferito presso la X Flottiglia MAS di La Spezia dove, superato un periodo di duro addestramento, divenne Operatore dei Mezzi d'Assalto. Promosso Tenente di Vascello nel 1941, fu Comandante della famosa squadra di operatori denominata "dell'Orsa Maggiore", che portò a termine con successo un'operazione contro la base navale inglese di Gibilterra. In un secondo tentativo, effettuato nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1942, mentre si avvicinavano alle corazzate nemiche, a causa della deflagrazione di cariche esplosive lanciate in mare dalle imbarcazioni di vigilanza, trovò la morte accanto al suo fedele compagno, Sottocapo Palombaro Giovanni Magro. Nel corso della sua carriera fu decorato con due medaglie d'argento nel 1941 e con la medaglia d'oro alla memoria nel 1942, con la seguente motivazione:
" Ufficiale il cui indomito coraggio era pari alla ferrea tenacia, dopo lungo difficile e pericoloso addestramento violava, una prima volta quale operatore di mezzi d'assalto subacquei, una delle più potenti e difese basi navali nemiche, costringendo l'avversario a nuove e severissime misure protettive. Inflessibilmente deciso ad ottenere risultati più cospicui, si sottometteva a nuova ed intensa preparazione, in una vita clandestina e di clausura, fino al momento in cui con sovrumano disprezzo del pericolo ed animato da sublime amor di Patria, ritentava l'impresa, nonostante il nemico avesse predisposto tutto quanto la tecnica poteva escogitare per opporsi all'ardimento dei nostri uomini. Penetrato una seconda volta nella base avversaria vi incontrava eroica morte, legando il suo nome alle tradizioni di gloria della Marina italiana. - Gibilterra, 8 dicembre 1942"
Mario Visintini, respinto alla visita medica sostenuta per entrare all'Accademia Aeronautica, ma determinato a diventare aviatore, si iscrisse a un corso per piloti civili, ottenendo il brevetto che gli permise di entrare a far parte della Regia Aeronautica come allievo ufficiale pilota di complemento e ottenere così il suo brevetto militare nel dicembre 1936.
E' stato il primo degli Assi dell'Aeronautica, con il maggior numero di abbattimenti in Africa Orientale, tra tutte le forze belligeranti, fu l'Asso dei biplani da caccia con il maggior numero di abbattimenti della Seconda guerra mondiale, durante la quale ottenne 16 vittorie aeree, sotto le insegne della Regia Aeronautica, che si sommano alle innumerevoli vittorie ottenute durante la guerra civile in Spagna, con l'Aviazione Legionaria. A questa cifra si devono aggiungere gli aerei distrutti al suolo durante i mitragliamenti degli aeroporti di Gedaref, Gaz Regeb e Agordat, che, secondo fonti britanniche, costarono alla RAF e alla SAAF "decine di aerei distrutti " (per l'esattezza 32 aerei incendiati da solo ed in cooperazione).
Visintini era un ottimo pilota, con grandi doti di abilità e precisione, meticoloso e calcolatore tanto da essere soprannominato il "cacciatore scientifico". Non era un pedante sgobbone, era estremamente preciso nel portare a termine le sue operazioni. Ottenne vittorie su vittorie, soddisfazioni su soddisfazioni, ma la notorietà ottenuta non lo esaltò, era un combattente coscienzioso e sempre pronto a partite per primo, egli aveva il senso di responsabilità e l'esperienza di un vecchio soldato e il più bel premio che potesse ricevere fu il comando di una squadriglia. L'11 febbraio del 1941, si stava combattendo in Africa Orientale, quando due dei suoi giovani piloti furono costretti ad atterrare in un campo di fortuna fortemente esposto all'offesa nemica, Visintini si alzò immediatamente in volo per andare in loro soccorso e riportarli alla base e fu nello svolgimento di questa azione che, a causa delle avverse condizioni atmosferiche, si andò a schiantare contro il monte Bizén. Dove non erano riusciti i caccia nemici, solo il destino poté abbattere il "Falco" del capitano Visintini.
Aveva già ottenuto sul campo una medaglia di bronzo e una d'argento ma la motivazione che accompagna la Medaglia d'oro concessa alla memoria , è il compendio di una vita offerta alla Patria e ai commilitoni
" Superbo figlio d'Italia, eroico, instancabile, indomito, su tutti i cieli dell'impero stroncava la tracotanza dell'azione aerea nemica in 50 combattimenti vittoriosi durante i quali abbatteva 16 avversari e partecipava alla distruzione di 32 aerei, nell'attacco contro munitissime basi nemiche. In cielo ed in terra era lo sgomento dell'avversario, il simbolo della vittoria dell'Italia eroica protesa alla conquista del suo posto nel mondo."