Amo le capitali del nord d’Europa. Hanno un’aura che mi affascina oltre ogni dire. Ciò non di meno, Bruxelles non era nei miei progetti di viaggio. Ciò non meno, avevo intenzione di visitare altre città prima di arrivare lì. Invece, circa un mese fa frugando su e-dreams trovo i biglietti A/R Roma-Bruxelles ad appena €12,00 e, come ulteriore segno, un elegantissimo hotel del centro a prezzo stracciato. Il tutto disponibile per il giorno del compleanno di Maschio Alfa. E’ così che gli ultimi due giorni di febbraio, ossia i primi due da trentatreenne di Maschio Alfa, li abbiamo trascorsi a Bruxelles.
Il costo così basso del biglietto è dovuto essenzialmente ad un fatto: siamo atterrati allo Charlederoi, un aeroporto a circa 50km dalla città. Poco male, in ogni caso: con poco meno di un’ora di navetta si arriva alla Gare du Midi, una degli snodi principali della metropolitana. Consiglio: se mai foste lì a chiedervi se pagare di più ma atterrare in centro, o risparmiare e arrivare allo Charleroi, tenete conto del fatto che il costo totale dei biglietti A/R del pullman è di €44,00. In base a questo, controllate quanto effettivamente risparmiate atterrando allo Charleroi.
In due giorni, ho imparato due cose sui belgi:
1) Sono dei viziosi: se non è birra, è cioccolata, se non è cioccolata, è sexy shop. La via principale sul quale si affacciava il mio hotel era fantastica: abiti da sposa da un lato e sexy shops dall’altro. Prima e dopo la cura.
2) Guai a chi gli tocca Tin Tin.
3) Hanno un favoloso gusto in fatto di ringhiere dei balconi.
Ad ogni modo, la posizione strategica dell’hotel ci ha consentito di poter arrivare alla Grand Place e agli altri luoghi strategici a piedi, con una passeggiata di circa 15 minuti che ci ha consentito di ammirare la meravigliosa architettura. Quando Victor Hugo parlava della Grand Place come la piazza più bella del mondo, non si allontanava molto dalla verità. Nei due giorni che abbiamo passato a Bruxelles c’è sempre stata foschia, ma anche se il sole non batteva sull’oro della piazza principale – e anche se il famoso mercato dei fiori non c’era – siamo rimasti comunque senza parole. Splendida.
Dopo la visita alla Grand Place, è d’obbligo la visita al Mannekin Pis, Il bambino che fa la pipì. Il picciotto pisciotto. La statua è molto più piccola di quanto non si possa pensare relativamente ad uno dei simboli della città, ma è veramente deliziosa. La posa e l’espressione del bambino sono veramente impertinenti.
Durante la passeggiata verso la piccola statua, ho avuto un attacco di ansia simile a quelli che ho già sperimentato a Vienna. Nella capitale austriaca, la causa della mia iperventilazione erano le caffetterie con metri e metri di banconi pieni di torte di ogni tipo, qui la causa erano le decine di negozi di cioccolatini. Li avrei svaligiati tutti. Avrei rischiato la galera. Mi sono limitata ad entrare in alcuni negozi e fare acquisti con il massimo della finta tranquillità che le scariche di ormone della felicità mi consentivano. So solo che son tornata a casa con quasi due kg di cioccolata e che non sono previsti souvenirs per gli amici.
Di ritorno alla Grand Place, abbiamo visitato il museo della birra e quello del cioccolato. Ora, un piccolo appunto circa una cosa che ho notato anche a Vienna. Ci sono città che aprono musei basati sul nulla. Questi due musei sono su questa falsa riga. Un filmato e qualche strumento atto alla produzione della birra o del cioccolato, nulla di più. Nulla se paragonato alla fabbrica della Guinnes di Dublino, soprattutto. Il resto della giornata lo abbiamo trascorso camminando per le stradine affollate ma silenziose, pulite e ordinate. L’esatto contrario di Roma. L’architettura richiama molto altre capitali del nord e alcuni scorci al di là del Petit Ring mi hanno molto ricordato alcune zone periferiche di Dublino e Londra. Abbiamo vagato senza mèta per le vie del centro. Dato il poco tempo a disposizione, non aveva senso scapicollarsi da un museo all’altro. Ce la siamo presa comoda e abbiamo passeggiato mangiando cioccolatini.
Ora di cena. Premetto che non sono la classica italiana che ha la pretesa di dire che come si mangia in Italia non si mangia da nessuna altra parte al mondo o che Roma è la più bella città della galassia. Io, all’estero, ho sempre mangiato benissimo. A Bruxelles ho ritrovato il pollo condito con una salsina al miele e ciò mi ha fatto molto piacere. Anche il manzo alla fiamminga, una sorta di Gulash, merita. L’impressione che ho avuto è che la cucina belga prenda le salsine francesi e le usi per condire piatti molto robusti, di origine più tedesca che francese. Il mix, ad ogni modo, non è male.
Il secondo giorno lo abbiamo dedicato all’aspetto più moderno della città. Parlo dell’Atomium, un atomo alto 93 metri situato fuori città e costruito per l’expò del 1958. Spettacolare da fuori (peccato che, a causa della nebbia, le due sfere più alte sembravano un pò il monte Olimpo), un po’ meno dentro. Anche qui, un museo fondato sul nulla ma gestito benissimo. Noi a Roma abbiamo musei carichi di meraviglie e li gestiamo in modo imbarazzante. Credo che dovremmo prendere l’esempio dal resto d’Europa.
Il programma per il resto della mattinata prevedeva una visita al Parlamento Europeo. Non ci è stato possibile. Non ci eravamo accorti che la mappa della metropolitana non era aggiornata e quindi ci siamo persi. Non solo, per qualche motivo la mia guida non parlava affatto del Parlamento. Siamo scesi alla fermata Troon, che sotto reca la dicitura “European Parlament”, ma abbiamo scoperto che tale didascalia è parzialmente falsa dato che in zona si trova un piccolo distaccamento del Parlamento Europeo. Almeno così ci ha detto la farmacista che ha venduto una sorta di aspirina a Maschio Alfa che, a Bruxelles, si è beccato la terza influenza dell’anno. E poi, anche a chiedere aiuto…ho come avuto l’idea che i locali boicottino il Parlamento! Chiedendo indicazioni a più persone, infatti, ho notato una cosa curiosa: nessuno pare sapere come si arriva lì e ti consigliano altre attrazioni nei paraggi. Quelli che invece sanno dove cavolo è il Parlamento, te lo sconsigliano e ti mandano altrove. Dato che Alfa, intanto, dava segno di deliquio febbrile, abbiamo fatto un’altra lunga passeggiata per la città prima di tornare verso l’aeroporto.
Mai avrei pensato che sarei andata a Bruxelles prima di vedere altri posti che ho veramente voglia di visitare. Ciò non di meno, sono felicissima di averla visitata. Bruxelles è una città bellissima, ordinata, accogliente, multietnica e molto, molto golosa.