La prima cosa che mi viene in mente se penso ai nostri due giorni sul Lago Inle è la fastidiosa sensazione del mio pantalone totalmente bagnato che premeva contro la gamba sinistra.
Quando Min Min mi aveva consigliato di utilizzare l'ombrello per ripararmi dagli schizzi non gli avevo dato ascolto. Che saranno due gocce d'acqua, avevo pensato, prima di ritrovarmi a dover strizzare la stoffa.
Lui, ovviamente, mi aveva liquidata con un "Te lo avevo detto".
I nostri due giorni sul Lago Inle hanno seguito un andamento stranamente molto lento, dettato anche dal fatto che per l'ottanta percento del tempo siamo stati a bordo di una canoa di legno che si muoveva rilassata su quella distesa d'acqua, degna sostituta delle più comuni strade.
Gli abitanti della zona si spostano nello stesso modo, facendo acquisti, contrattando, trasportando carichi enormi e dedicandosi alla coltivazione dei numerosissimi orti galleggianti.
Però poi basta addentrarsi un pochino verso la terra ferma per scoprire una serie di villaggi nei quali i bimbi non hanno le scarpe e tutti i localini -li chiamiamo così?- vantano giganti pubblicità sbiadite di Coca-Cola al posto dei normali tendoni.
Il Lago Inle ci ha mostrato uno stile di vita totalmente differente ed è stato bello prenderne parte per un po', osservare le abitudini di queste persone che conservano un contatto estremo con l'acqua, tanto da utilizzare lo stesso canale per lavare se stessi, le pentole e le automobili.
E vogliamo parlare dei pescatori locali, altrimenti detti figli dell'acqua?
E' vero, alcuni sono piazzati lì solo per accaparrarsi la mancia del turista di turno, ma quando li osservi poco prima dell'alba, intenti a posizionarsi nella maniera più consona, cullandosi e pescando grazie a quel movimento della gamba così famoso e aggraziato, beh, lì si che il cuore un pochino inizia a batterti.
E' come essere dentro ad un dipinto nel quale improvvisamente i colori prendono forma, acquistano movimenti che, seppur lenti, fanno sembrare tutto molto artistico, o per meglio dire molto mistico.
Ma quindi cosa diamine è il Lago Inle?
Secondo me il Lago Inle è poesia.
Si, pura poesia.
Due giorni sul Lago Inle: cosa vedere?
Il mercato itinerante
Una delle particolarità della zona è il mercato itinerante: si sposta in un villaggio diverso a seconda del giorno della settimana. Le varie tribù che vivono nei dintorni si ritrovano per vendere i propri prodotti, in un arcobaleno di colori, odori e sapori.
Il mio consiglio è quello di chiedere alla gente del posto informazioni e consigli in base ai giorni di permanenza. Non lasciatevi assolutamente scappare l'occasione di visitare il mercato, perchè a parer mio perdereste un pezzo fondamentale del Lago Inle.
Nyaung Shwe
E' il centro abitato più popolare della zona e, sebbene in alcuni tratti sia letteralmente a pezzi, s econdo me è il luogo ideale in cui soggiornare. Ci sono guesthouse, hotel, ristoranti e tanti altri servizi turistici.
Consiglio di noleggiare una bici e di provare il ristorante Lin Htett, che serve piatti tradizionali a prezzi bassissimi e ha immagini di San Suu Kyi sparse ovunque. Consiglio di non andare troppo tardi in quanto grazie alla menzione sulla Lonely Planet tende a finire in fretta le provviste, ma la qualità non è cambiata. Parola di Min Min, che abbiamo incontrato lì per caso l'unica sera in cui saremmo dovuti restare separati, dopo aver chiesto al taxi driver di portarci in un ristorante locale qualsiasi.
Nga Phe Kyaung Monastery
E' probabilmente il monastero più famoso della zona grazie ad una particolarità: prima ospitava dei gatti saltanti.
I monaci avevano insegnato loro a saltare in un cerchio sospeso a mezz'aria e tutti i visitatori si recavano al monastero per osservarli. La famosa famiglia felina è purtroppo deceduta, lasciando il posto ad esemplari decisamente meno atletici.
Il monastero, tuttavia, secondo me merita di essere visitato nonostante la delusione nel non aver incontrato la versione gattara di Juri Chechi.
Nampan
Troverete ristoranti pieni di turisti, negozi di souvenir (con le donne giraffa), un mercato e vari edifici religiosi, tra cui la meravigliosa Alodaw Pauk Pagoda.
Consiglio: scendete dalla barca e addentratevi tra le casette in legno e la vegetazione, cercando i sentieri e incrociando il cammino degli abitanti del posto.
In Phaw Khone
Questo villaggio è famoso per i suoi laboratori di tessitura, che ospitano donne intente ad armeggiare fili di stoffa coloratissimi e a tirare fuori tessuti meravigliosi praticamente dal nulla.
Mi è piaciuto restare un po' di tempo lì, ferma ad osservare movimenti che io probabilmente non riuscirei ad apprendere neanche dopo anni di duro addestramento. La manualità è una cosa che proprio non mi appartiene.
I negozi che vendono pashmine non mancano, ma a detta di Min Min sono troppo cari, quindi noi ci siamo fidati e non abbiamo acquistato nulla.
Ywama
E' il villaggio più grande del Lago Inle.
Il mercato galleggiante pare abbia ormai perso la sua atmosfera, ma interessantissima è la Phaung Daw Pagoda, con le sue cinque statue di Buddha ricoperte di foglie d'oro, quattro delle quali in occasione del festival annuale birmano vengono trasportate con una barca tra i vari villaggi. Una resta sempre al proprio posto.
Il tempio è visitabile da chiunque, ma solo gli uomini possono avvicinarsi alle statue.
Indein
Ho lasciato per ultimo il mio grande amore, la cosa che più si avvicina ad una fiaba che io abbia mai visto. Quando ho messo piede a Indein è stata dura trattenersi dal piangere e dal cercare un folletto diverso in ogni stupa.
Le stupa in questione, però, sono ben 1600 e ciò che rende magico questo luogo è il fatto che solo una parte di esse sia stata restaurata, creando un contrasto nettissimo tra quelle in rovina e quelle che brillano di una luce nuova.
Info Utili
- L'aeroporto più vicino al Lago Inle è quello di Heho.
- Il nostro percorso era stato organizzato dall'agenzia Golden Land Travel, con la quale abbiamo portato avanti questo progetto in Myanmar, quindi non ho esperienze fai-da-te per quanto riguarda i miei due giorni sul Lago Inle.