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- Scritto da Simone Soranna
- Categoria principale: Le nostre recensioni
- Categoria: Recensioni film in sala
- Pubblicato: 14 Novembre 2014
Dopo essere stato presentato in concorso allo scorso Festival del cinema di Cannes, approda sui nostri schermi l’ultimo lavoro dei fratelli Dardenne. Avvalendosi dell’interpretazione di Marion Cotillard, i registi decidono di pedinare (come hanno sempre fatto lungo la loro carriera) le vicende di Sandra che, nell’arco di tempo espresso dal titolo, deve cercare di convincere i suoi colleghi di lavoro a rinunciare ad una parte del loro stipendio per far si che lei possa continuare a lavorare senza essere licenziata. Ad ostacolare il tutto, ovviamente, c’è la feroce e prepotente crisi economica.
Due giorni, una notte si avvale di un soggetto potente e stimolante, ma il film convince appieno solo nella prima parte. Infatti, una volta capito il meccanismo, sembra che l’opera vada avanti con il pilota automatico, (ri)presentando sempre le stesse situazioni senza mai uscire dai binari sui quali si colloca. Anche la regia dei Dardenne (sempre devota all’instabilità della camera a mano) sembra meno ipnotica del solito, seppur le sequenze riuscite siano presenti (in primis la scena in macchina con Gloria di Patti Smith nella radio).
La pellicola tuttavia riesce pienamente nell’intento di mettere lo spettatore al centro della vicenda. Infatti i Dardenne pongono i loro personaggi di fronte ad una doppia scelta: morale ed economica. C’è chi vorrebbe aiutare Sandra ma con i tempi che corrono non può fare a meno di uno stipendio maggiorato, c’è chi rifiuta a priori, c’è infine anche chi decide di stare dalla sua parte perché è moralmente giusto. I Dardenne però non esprimeranno mai il loro punto di vista e soprattutto non porteranno mai lo spettatore a propendere per una decisione o per un’altra senza accusare o lodare nessuno dei personaggi messi di fronte al bivio.
Il tutto si chiude con un finale che dividerà il pubblico tra chi lo reputerà un vero schiaffo di giustizia, necessario di questi tempi, e chi invece penserà sia troppo furbo, buonista e studiato apposta per strappare applausi. Allo spettatore la scelta, di nuovo.
Voto: 2,5/4