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Due leader, un mistero

Creato il 27 aprile 2012 da Antonio_montanari

Alla cultura del governo dei tecnici s'ispirano ora le scelte della periferia. Il Comune di Bologna ha approvato il cambiamento di nome ad una scuola media. Buttato nel cestino quello troppo antico di Dante Alighieri, la scelta è caduta (in basso) sopra un venerato musicista, Fabrizio De André. Ricordo un'arguta battuta di Sergio Zavoli nella sua storia della radio italiana. Per la morte di D'Annunzio (1938), commentava: "Se ne vanno i cantori, restano i cantanti". Potremmo ricopiarla. Cancellato il cantore di Beatrice, è incensato quello di Marinella.
La politica italiana si fa nuova come quella scuola bolognese. Una volta ci fu l'Asse Roma-Berlino con il motto "Due popoli, una guerra". Adesso c'è l'Asse Bossi-Maroni. Lo slogan potrebbe essere "Due leader, un mistero". Mi spiego. Lo scorso 13 gennaio, Bossi vieta i comizi a Bobo. Il 14 aprile, secondo il Giornale, Bossi in privato accusa Maroni di esser un traditore che gli sta scippando il partito. Il 18 aprile, Panorama annuncia un dossier contro Bobo, predisposto dal Tesoriere della Lega Francesco Belsito.
Il 20 aprile, l'Umberto si arrende, vuole un accordo col rivale. Il 21, a Besozzo (Varese) i due s'incontrano al bar. Si dice: per caso. Bossi spiega ai cronisti che Maroni è "il bene della Lega". Bobo assolve Umberto dall'accusa d'aver commissionato il dossier preparato contro di lui da Belsito. Bossi aggiunge: il dossier è nato per creare una stagione di veleni, mettermi contro Maroni e rompere la Lega. Secondo Bobo, quel dossier era troppo sgangherato per essere pubblicato. Serviva soltanto a convincere Bossi delle bugie inventate contro di lui.
Belsito il 21 aprile dichiara al TG5 di non sapere nulla del dossier di cui gli si attribuisce la paternità. Il 20 Bossi ha detto: è tutto un complotto dei Servizi che hanno utilizzato Belsito per salvarlo dalle cattive compagnie. Le parole oscure di Bossi sono contemporanee a quanto Lirio Abbate sull'Espresso narra circa presunti collegamenti tra Belsito (originario di Melito Porto Salvo, Reggio Calabria), un ex cassiere dei terroristi neofascisti, 'ndrangheta e massoneria. Abbate riporta quanto risulta alla Procura antimafia di Reggio Calabria.
Nel dossier attribuito a Belsito, c'è un dato errato: la barchetta posseduta da Maroni sta a Porto Rosa in Sicilia, e non a Portorose in Slovenia. L'intera vicenda nasconde un mistero che dovrà essere chiarito: sino a quando Bobo Maroni ed Umberto Bossi resteranno leader. [Anno XXXI, n. 1078]

"il Ponte", settimanale, Riminim 29.04.2012


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