Magazine Cultura
Ho letto nell'articolo di Fiorenzo Facchinipubblicato suAvveniredel 26 giugno 2012 che molti autori ritengono il linguaggio una prerogativa dell’uomo anatomicamente moderno, sviluppatosi in Africa intorno a 100.000 anni fa. Ma vi sono buoni argomenti, di carattere anatomico, archeologico e culturale, che depongono per un’acquisizione molto antica del linguaggio, inteso come capacità di emettere suoni articolati con contenuto simbolico. Lo suggeriscono l’abbassamento della laringe, desumibile dalla morfologia della base cranica di esemplari di Homo erectus, per fare spazio alla emissione dei suoni, e soprattutto sembrano attestarlo le impronte nell’endocranio delle aree cerebrali del linguaggio (di Broca e di Wernicke nell’emisfero sinistro), riconoscibili già in Homo habilis.
È poi da sottolineare la particolare relazione tra la tecnologia e il linguaggio, specialmente per la trasmissione della tecnica di lavorazione della pietra. Esperimenti recenti hanno infatti permesso di registrare la stretta correlazione tra le aree del cervello che si attivano durante lavorazioni tecniche, come la scheggiatura della pietra, e quelle legate alla fonazione. Tra la fabbricazione di strumenti e la capacità di linguaggio esiste quindi un legame e con il tempo i soggetti con migliori capacità tecnologiche avrebbero anche sviluppato attitudini linguistiche più affinate. Forme di comunicazione simbolica attraverso il linguaggio dovrebbero essere antiche quanto l’uomo, da quando cioè l’ominide ha manifestato comportamenti culturali specifici dell’uomo, come la lavorazione intenzionale della selce, nella quale è via via progredito. Dunque l’uomo di due milioni di anni fa parlava? Non certo come noi. Doveva essere in grado di comunicare attraverso fonemi semplici, ma con significato e nesso logico. Quanto basta per una forma di linguaggio, rivelatrice di intelligenza astrattiva. L’uomo era 'technologicus e loquens', perché 'symbolicus'.
Milioni di anni sono passati da quei primi tentativi di comunicazione linguistica. Sicuramente non siamo più uomini della preistoria e il nostro linguaggio si è evoluto nel tempo. Mi piacerebbe pensare che tale evoluzione sia stata accompagnata anche da un miglioramento delle nostre capacità comunicative. Non mi sembra che sia così. Di parole a volte ne diciamo tante, ma comunichiamo poco. Tanta solitudine molto spesso accompagna le nostre giornate, pur nella confusione di parole, parole, parole.... Le parole sono importanti, quando non sono abusate e violentate dalla nostra superficialità.
Evitiamo di usare le parole per ferire, denigrare, ingannare e soprattutto evitiamo di parlare a vanvera. Leggiamo in Matteo 12, 35-37 "... L'uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato".
Meditiamo, gente. Meditiamo.
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