Due Minuti a Mezzanotte: Bonedust (1)

Creato il 24 aprile 2012 da Giobblin @MrGiobblin

Vi ho già detto che partecipo alla round robin supereroistica 2 Minuti a Mezzanotte? Ottimo! Sapete anche che stanno cominciando ad apparire i primi spin-off dedicati al progetto, come questo? Perfetto! Dato che questa settimana non ho tempo per fare altro (aspetto di vedere e recensire The Avengers) ho buttato giù quattro righe per il mio personalissimo spin-off, dedicato alla supereroina (di mia creazione) Bonedust! Aspettatevi altre tre parti nei prossimi mesi, e non dimenticate di leggere il mio contributo sul sito di 2MM verso metà giugno! Buona lettura! (PS: segnalate eventuali brutture, poi correggerò il tutto a fine progetto). ------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Sei solo?”
“Certo che sono solo, cretino. Aiutami con la cassa.” Patrick si asciugò il sudore dalla fronte.
“Non è che qualcuno ti ha seguito?” continuò Derek, dubbioso.
“Ma chi vuoi che mi segua? Ho fatto un lavoro da manuale. Liscio come l’olio. Ho pure fatto un giro extra dell’isolato per depistare eventuali ficcanaso.”
“Ma sei sicuro?”
Patrick sbuffò. “Senti, Derek… non ti ho mai deluso, vero?” Derek fece segno di no con la testa.
“E mi sono sempre preso cura di te, non è così?” Derek annuì vigorosamente.
“Bene. Una volta terminato lo scambio, avremo talmente tanti soldi che non dovremo più preoccuparci di nulla. Questi mafiosi sono disposti a spendere un mucchio di grana per il contenuto della cassa”.
“Ma che diavolo c’è dentro? Non me lo hai ancora spiegato.” Derek passò la mano sul legno, sollevando una nuvola di polvere.
Patrick ridacchiò. “Hai presente quel giorno in cui quel coglione di American Dream ha combattuto contro quell’altro tizio al porto?”
“Combattuto? L’ha malmenato come un sacco da boxe!”
“Precisamente. Poi l’altro- com’è che si chiamava?- ha cominciato a sparare laser dappertutto. Un casino pazzesco. Aveva rubato qualcosa di parecchio prezioso, ma A.D. l’ha colto con le mani nel sacco. Beh, insomma-dammi una mano a sollevare qui” Derek e Patrick grugnirono all’unisono sollevando la cassa “Cristo se pesa- dicevo, laser dappertutto, un sacco di esplosioni, io ero dietro ad un cassonetto che me la facevo sotto dalla paura… non ti vedo cadere una cassa proprio vicino al furgoncino?”

“Le tue solite botte di culo.”
“Già. Mi sono fatto aiutare da Ox- riposi in pace, poco dopo un laser l’ha beccato in pieno- per caricare il malloppo, poi son partito come se avessi il pepe al culo. Ho nascosto la cassa in un luogo sicuro e l’ho aperta con un piede di porco… e che ti trovo dentro?”
“Aringhe?”
“Si, come no. Ti pare che un supercriminale rischi il culo per una cassa di aringhe? C’era una grossa tanica, tutta piena di tubicini, valvole,bottoni, e un disgustoso liquido verde fosforescente. Occhio, appoggia lì.”
I due posarono la pesante cassa accanto ad un tombino.
“E poi che hai fatto?”
“Che dovevo fare? Ho richiuso tutto e ho cominciato a cercare un compratore. Ho sparso la voce nei circoli giusti. Questa roba deve valere un bel po’, se un pezzo grosso come American Dream si sbatte tanto per recuperarla. Per fortuna era troppo impegnato a far ingoiare i denti a quell’altro cretino, altrimenti…”
“E quindi?”
“E quindi ecco il bello: un giorno mi chiama Shorty, il nostro amatissimo intermediario, che mi dice che un certo Donovan sarebbe interessato a comprare la cassa… per una cifra a cinque zeri. Cinque zeri, Derek.”
“Figata.”
“Puoi dirlo forte. E il resto, come si dice, è storia. A momenti Donovan arriverà qui, con una bella valigetta piena zeppa di dollari sonanti. Facciamo lo scambio, ci defiliamo, e domani mattina ci risvegliamo ricchi.”
“E se tentano di fregarci?”
“Qui entri in gioco tu. Piazzati lì, dietro al cassonetto. Se tentano qualche sciocchezza, tu li riempi di piombo. Mi raccomando, non ti ho chiamato certo perché sei bello o furbo. Sai sparare, quindi non deludermi.”
“Contaci.”
Derek si diresse tranquillamente verso il punto designato, ed estrasse una pistola dalla tasca posteriore. Patrick si accese una sigaretta, seduto sopra la cassa. 

Dopo qualche minuto, i due udirono dei passi in avvicinamento.
“Tieniti pronto” mormorò Patrick.
Una figura entrò nel vicolo.
“Finalmente, perché ci avete messo ta… Ehi, tu chi cazzo sei?” sbottò Patrick.
“Probabilmente non chi ti aspettavi.” gli rispose una voce femminile.
La ragazza, vestita con un paio di jeans stracciati e una semplice maglietta azzurra, dimostrava poco più di vent’anni e aveva lunghi capelli bianchi come la neve.
“Cosa? Sei con Donovan?”
“Non proprio. Ora, se non ti dispiace, mi prendo la cassa.”
La ragazza si avvicinò a Patrick con passi aggraziati.
“No, bella mia, tu non prendi proprio un cazzo.” Patrick estrasse la pistola e la puntò contro di lei. “Dico bene, Derek?”
Nessuno rispose.
“Derek?”
“Temo che il tuo amico non possa risponderti, al momento.” Disse la ragazza, passando accanto a Patrick.
“E anche tu faresti meglio a non agitarti troppo.”
Patrick era paralizzato. Non riusciva a muovere nemmeno un muscolo. Immobile come una statua, continuava a puntare la pistola davanti a sé, incapace di girare la testa per vedere dove fosse finita la ragazza.
“Ora statevene buoni. Aspetterò qui i vostri amici per lo scambio.”
Patrick non riusciva a parlare. Poteva a malapena respirare e deglutire; il resto del suo corpo non rispondeva ai comandi, come se una mano invisibile lo stesse stringendo in una morsa d’acciaio.
“Siamo già qui, miss Solheim.” Esclamò una voce.

N.B: questa è ms. Solheim. Immaginatevela coi capelli bianchi, ok?


Un uomo vestito con un costosissimo completo entrò nel vicolo, seguito da una dozzina di energumeni armati fino ai denti.
“Bene, bene, bene… non è stato molto educato da parte sua rovinare il nostro appuntamento. Ci aspettavamo un tranquillo scambio con questo gentiluomo.” Esclamò il nuovo arrivato, indicando Patrick e sorridendo amabilmente.
“Ho più di una buona ragione per far sì che questo scambio non avvenga” rispose la ragazza.
“Il signor Donovan ci aveva avvertiti del suo arrivo. Come vede, non siamo arrivati impreparati.” Gli uomini armati cominciarono ad avvicinarsi, tenendo sotto tiro la ragazza.
Patrick cercò con tutte le sue forze di aprire bocca, di spostarsi, ma niente da fare.
“Il signor Donovan ha anche detto che farebbe meglio a venire con noi. Potrete parlare di persona. Non vi sarà fatto alcun male.”
“Dite a ‘Donovan’…” esclamò la ragazza, passando di fronte a Patrick e piazzandosi davanti agli energumeni “…che non se ne parla.”
“Male, ms. Solheim…” sospirò l’uomo elegante. “Non ci lascia altra scelta.”
“Quanto sono dispiaciuta.”
“Anche io, mi creda. Non amo uccidere le donne, specie se sono belle come lei. Ma gli ordini sono ordini, lei mi capisce.”
“Certamente.”
“Ragazzi… fate ciò che dovete.” 

Patrick faticava a comprendere quanto era appena accaduto. La ragazza, minuta e fiera, di fronte ad un vero e proprio plotone d’esecuzione, non aveva mosso un muscolo. Ma dopo una manciata di secondi i suoi aggressori erano tutti morti. E non certo bene.
Avevano cominciato a spararsi addosso subito dopo l’ordine dell’uomo elegante. Dopodichè avevano cominciato ad accartocciarsi, come lattine schiacciate. La ragazza era ancora lì, in piedi, con le braccia conserte. L’uomo elegante era seduto a terra, il completo impeccabile imbrattato di sangue.
“Ma come… come…” balbettò.
“Niente di personale. Come ha detto lei, gli affari sono affari.”
“Li ha uccisi tutti…”
“Un po’ ipocrita da parte sua rinfacciarmelo, non trova?” La ragazza si avvicinò all’uomo e lo afferrò per la cravatta.
“Arriverò subito al punto. Torni da ‘Donovan’, e gli dica che stavolta si gioca secondo le mie regole. La cassa me la prendo io. Se la rivuole, dovrà venirsela a prendere. Da solo.”
La ragazza lasciò l’uomo e lo scavalcò, camminando verso l’uscita del vicolo e tenendo la cassa sollevata con una sola mano, come se fosse leggera come una piuma.
“Mi farò sentire io, non temete.”
L’uomo infilò velocemente il braccio dentro la giacca ed estrasse una pistola, puntandolo alla schiena della ragazza. Un sonoro crack risuonò nel vicolo; il braccio si era spezzato da solo. L’uomo gridò a pieni polmoni.
“E cerchi di evitare di spararmi da dietro. Non è molto educato.”
La ragazza sparì dalla visuale di Patrick.
“Ma che cazzo è successo?” mugugnò Derek.
Patrick osservò la carneficina intorno a sé.
L’uomo elegante giaceva rannicchiato in posizione fetale, il volto rigato da lacrime, mentre stringeva il braccio spezzato.
“Non ne ho idea, amico mio… ma faremmo meglio a levarci dai coglioni.”

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