Carissimi lettori, finalmente dopo oltre un mese di assenza dal web riesco a dedicarci un poco del mio tempo.
In questi giorni di grande trambusto personale, ho avuto occasione di prendere in considerazione alcune questioni che vorrei porre alla vostra lettura; eccovele esposte in ordine di argomento:
- (Secondo la vostra esperienza) riesce a dare maggiore affidabilità il nostro sapere scientifico o il nostro sapere spirituale?
- cosa maggiormente contraddistingue i due saperi?
- potrebbero i due saperi essere autobastanti tanto da potere ognuno di essi escludere l’altro?
- che cosa rende un essere umano capace di qualunque azione, anche la più anticonformista e dunque progressista?
- quando si dice Spirito, che cosa si deve intendere?
- quando si dice Scienza, che cosa si deve intendere?
Mi sembra di avere posto già molta carne al fuoco e non vorrei rendere con altri quesiti l’argomentazione più complessa di quanto già non sia stata resa.
Ecco i miei punti di osservazione sui sei passaggi:
- credo che il sapere scientifico sia, nella sua piccolezza e fragilità, una conoscenza che ci permette di sopravvivere/vivere e di migliorare le nostre condizioni fisiche di vita; è curioso che si cerchi di convogliare la nostra ricerca in campi di secondaria importanza ( lo spazio, la meccanica classica, la materia organica ed inorganica), lasciando inattesi i campi di maggiore interesse, ossia quelli che rigurdano appunto in prima battuta il funzionamento dell nostra mente, in seconda battuta il funzionamento del nostro patrimonio genetico e del nostro organismo a contatto con gli agenti esterni di varia natura. Di contro il nostro sapere spirituale è quello che ci può permettere di comprendere verità di carattere extra-fisico; infatti la persona intesa nella sua più alta espressione vivente è composta di due parti, quella fisica e quella metafisica. Non è assolutamente auspicabile l’occupazione di una delle due a trascuramento dell’altra. Nemmeno il più evoluto dei saperi scientifici sarebbe in grado di rendere l’essere soddisfatto del suo stato, poichè l’uomo non è costituito di sola scienza, quanto piuttosto di scienza e coscienza; figuriamoci un sapere scientifico piccolo e zoppicante come quello esibibile da parte delle nostre comunità scientifiche più evolute. Infine è doveroso dire che tra i due saperi non c’è ostacolo alcuno, avversità alcuna che possa provenire dai saperi stessi intesi nella loro pura essenza e sostanza; nella loro perfezione sono talmente inscindibili che quando si avrà una conoscenza avanzata e ritenibile compiuta, anche la nostra conoscenza spirituale avrà raggiunto con essa la sua realizzazione (ossia la progressione dei due saperi non è scorporabile ma intimamente connessa)
- i due saperi si contraddistinguono in sostanza con questo semplice discindere: con la scienza scopro di cosa e del come sono fatto, con le verità dello spirito scopro del perchè vivo, del come scelgo di vivere e del perchè dovrò morire; alle verità dello spirito sono riconducibili tutte le forme di arte. Se così non fosse cosa distinguerebbe un uomo da una macchina? perchè un corpo perfettamente sano dovrebbe scegliere di suicidarsi? perchè un corpo perfettamente malato dovrebbe scegliere di vivere con letizia? perchè la più perfetta delle macchine costruite dall’uomo rimarrebbe priva di capacità creativa propria?
- da quanto detto fino ad ora emerge evidente la terza risposta, ossia i due saperi non sono l’uno escludente l’altro, quindi quando si dà anche inconsapevolmente la priorità a uno solo dei due ambiti, si commette un errore di omissione
- ecco la domanda più complessa e più interessante: cosa rende l’essere capace di qualunque azione, anche la più eroica o la più divina?
Quello che lui pensa, quello che lui crede, ossia quello che lui è, a conseguenza di quello che sente e che non vuole dissentire. Non ci sono verità precostituite assolute, non ci sono valori precostituiti assoluti, non ci sono codici ritenibili invalicabili, nemmeno quelli che giustamente facciamo passare per codici d’onore; questo è il regno dell’essere individuale, della persona come sovrana assoluta della propria libertà ossia della propria verità. Gestire una libertà così grande e perfettamente nobile non è semplice e non è un fatto propriamente ordinario; solo spiriti particolarmente evoluti possono raggiungere queste vette senza uscirne disintegrati. L’incontro di due esseri siffatti, normali quanto speciali, potrebbe essere ritenuto l’evento più straordinario e qualificante del mondo sensibile, per quanto decisamente improbabile.
Il grado di improbabilità è dato da una banale questione di statistica: è già difficile potere considerare possibilità anticonformiste individuali, diventa improbabile potere considerare possibilità anticonformiste interagenti. Difficile preventivare gli sviluppi collettivi di questa ipotetica interazione; qualora questa interazione trovasse la sua possibilità di accadimento senza portare con sè conseguenze devastanti, si potrebbe immaginare la formazione di un seme straordinariamente innovativo. La germinazione di uno o più semi innovativi assolutamente casuali e non programmabili, porta allo sviluppo dei singoli e delle relative comunità di cui i singoli fanno parte.
Ad un livello ordinario, quello comune, l’uomo diventa capace di azioni che semplicemente richiedono impegno e fatica garantibili dalla forza scaturente del proprio credo, della propria motivazione. Non ha nessuna importanza dal punto di vista dell’ affermazione della verità il credo di appartenenza; ogni fede, che sia di carattere fisico o metafisico, è il patrimonio imprescindibile e indiscutibile motivante e sorreggente le azioni della persona. La sola rilevanza degna di considerazione in materia di credi è la distinzione tra teorie sane e teorie folli; una teoria può essere definita sana se serve all’evoluzione dell’essere che la pratica, viceversa può essere definita folle se porta all’involuzione dell’essere che la pratica.
5. per Spirito si deve intendere tutta la parte non visibile dell’essere
6. per Scienza si deve intendere tutta la parte visibile dell’essere
Amatissimi compagni di lettura, a voi la parola.