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Due parole, due anni

Da Cuordicarciofo
Ci sono giorni che la testa mi tira degli scherzetti. La sensazione è più o meno quella di quando ti svegli da quel tipo di sogni che ti sembrano reali.
Ci sono momenti in cui sono sicura che mio figlio abbia conosciuti mio padre. Come se il ricordo sfiorando la realtà un po' vi penetrasse.
E non è spiacevole, solo che ti lascia lì in bilico tra sogno e realtà.

È tutta la settimana che ci penso.
Il 23 luglio dell'anno scorso non lo ricordo. Come se non fosse esistito, rimosso.
Non ero proprio sulla via dell'accettazione.

Ora mi sento anche un po' sciocca: ormai sono adulta, dovrei saper gestire meglio certe emozioni. E invece ancora con i giochini del tipo quel tal giorno ci siamo visti l'ultima volta, e mi sono comportata male, e invece sarebbe stato meglio non aggredirlo.
Cose così insomma.

Di quel giorno di due anni fa ricordo l'assurdo aggrapparsi a una bugia e la pancia che diventava dura. La scomoda sensazione di dover scegliere tra il disperare e il cercare di rimanere lucida per non entrare in travaglio.

E ma ora è già il 24. Finalmente sono fuori dall'imbuto dei ricordi.


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