Da qualche settimana, su vari siti, sono usciti articoli che parlano della decisione di una casa editrice italiana in merito agli anticipi agli autori. Non vi sto dire il nome, tanto gira e rigira non è che ci siano tante case editrici in Italia che possano suscitare clamore quando prendono una decisione, positiva o negativa che sia.
Lo spumantino lo porta l’autore da casa?
Ma cosa dice in pratica questa casa editrice? Dice che, signori miei, d’ora in poi di anticipi non se ne vedranno, tranne i pochi casi di quegli autori già affermati e piazzati. Pagheranno in anticipo ciò che sanno che sarà già venduto. Perfetto, no? La casa editrice in fondo è un’azienda e deve farsi in conti in tasca. Quindi, perché pagare un anticipo a un autore che non si sa se poi venderà?
Non fa una piega, vedendo come funziona qui in Italia l’editoria. E se all’estero l’anticipo è una componente fondamentale per permettere all’autore di vivere in attesa delle royalties, in modo tale da poter partecipare attivamente anche alla promozione del libro, qui viene considerato un rischio di impresa da non affrontare.
Beh, dopotutto in Italia il rischio di impresa non fa più parte della vita dell’imprenditore (lo ha mai fatto? Parlando dei grossi intendo…). Il rischio se lo devono assumere sempre i poveri coglioni che stanno sotto, quelli che producono. E così anche nel caso dell’editoria.
Firma firma…
Sembra quasi scandaloso ora, e perché lo ha detto una big, ma per chi non lo sapesse, funziona da sempre così nella media e piccola editoria: prima vendi e poi vedi qualche soldino. Ora se lo fanno pure le grosse, qual è l’attrattiva di puntare a un editore BIG?
Dal mio punto di vista è sotto lo zero. Prima era di un punto sopra, ora proprio sotto. Un editore che non ha scommesso nulla su di te, e che ha i suoi successi assicurati, belli luccicanti in vetrina con le sovraccoperte e le fascette, il nome del vip, le recensioni ovunque, gli show televisivi ecc… quanto si occuperà di te, povero scemo su cui non ha investito un euro?
Questo nuovo episodio si va ad aggiungere alle anomalie del nostro paese in fatto di editoria, insieme a quella stramberia che riguarda le agenzie letterarie: le nostre sono le uniche al mondo che prima chiedono i soldi, poi lavorano. E se volete saperne di più anche su questo, ecco un LINK utile per leggere come funziona all’estero.
Dai, il tuo prima di andare al macero c’è lì in mezzo. Per un mese almeno!
In conclusione, visto che ci si affanna a ingiuriare e a svalutare chi prende la strada del self publishing, vorrei avere anche risposte coerenti su questa ennesima trasformazione dell’offerta editoriale italiana, calcolando che rimaniamo noi l’anomalia per ora, non l’estero.