La mia amica giornalista Stefania Divertito che da anni fa inchieste ambientali (le più note sull’amianto e sugli effetti dell’uranio impoverito sui nostri militari) oggi si è giustamente incazzata su chi vede nel sequestro dell’ILVA, uno stabilimento siderurgico a Taranto che dà lavoro a migliaia di persone.
La questione Ilva ci mette davanti al problema vero di questo secolo legato al lavoro e all’ambiente che investe moltissima parte del comparto industriale italiano: dall’auto alla carpenteria pesante, dalla siderurgia al petrolchimico.
Quale sviluppo?
Come riconvertire?
Come decrescere senza passare per la povertà?
Ha senso rivendicare il lavoro in settori industriali saturi, inquinanti e in via di estinzione? Ha senso guardare quell’angolo e non vedere il panorama? La politica crede di cavarsela elettoralmente stando vicino oggi a quei lavoratori o ritiene giusto pensare piuttosto (avrebbe dovuto farlo prima…) a dove andare industrialmente. E come. E se andarci.