Era una solitaria ascesi
nella lotta contro il drago.
Un guardiano minacciava la sua opera:
quel sudario era telo di untori,
possibile irradiazione e contagio.
Un giorno avrebbe invocato
la rabbia degli sciacalli e dei cani,
su chi lacerava la grazia nel lutto.
Nel diluvio ritornava la promessa:
leggeremo insieme i poemi del mare.
.
Incideva i riquadri d’erba
e ripassava gli anni insieme,
la scelta dei regali ai figli,
i libri sottratti al contagio.
I dialoghi s’alzavano dal passato,
rocche sulla nebbia dei laghi.
Si accaniva sugli strati di torba,
anche le viscere conoscevano
la rovina della superficie.
Non dimenticare il tremito della mano.