Due “prima volta”: avvocati “velate” e difesa in curdo

Creato il 27 gennaio 2013 da Istanbulavrupa

Continuo imperterrito a martellarvi coi segni del cambiamento: che non sono “buone notizie” come a dare l’impressione di eventi estemporanei, ma passi più o meno rilevanti in un lungo percorso di transizione della Turchia dall’autoritarismo alla democrazia liberale, avviato ormai da un decennio; un percorso difficile perché ostacolato dall’ancien régime e per le difficoltà oggettive che comporta: e anche perché il partito che l’ha promosso – l’Akp conservatore e d’ispirazione islamica – per non perdere consensi a volte prende sentieri popolari ma che portano lontano dalla strada maestra.

Sì, so benissimo che ci sono moltissime cose che ancora non vanno: ma per l’appunto, per quanto riguarda sia la pertinenza analitica sia la rilevanza giornalistica è delle novità epocali che ha molto più senso occuparsi e parlare!

Le novità degli ultimi giorni: è stata approvata la legge che consente – con molte restrizioni, però (chi conosce il turco, l’interprete deve pagarselo di tasca propria: la cosa a me comunque sembra anche abbastanza logica!) – di parlare in curdo agli imputati, facoltà di cui si è avvalso l’ex sindaco di Batman Nejdet Atalay – e ancor prima della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale – nel processo contro il Kck; è stato stabilito dal Consiglio di Stato che sono del tutto arbitrari – perché non previsti da nessuna legge – i divieti di indossare il “velo” nelle aule di giustizia: anche in questo caso, c’è chi ne ha approfittato subito come l’avvocato Şule Dağlı qui a Istanbul.

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