Due righe sulle nomine politiche negli enti pubblici.

Creato il 12 agosto 2011 da Cristiana

Non so, ma a me la cosa sembra così banale da essere quasi scontata.

E di questi tempi di crisi nera, aggravata da un’inettitudine finalmente manifesta di questo Governo, c’è solo da sperare di arrivare in tempo prima che il disastro sia irrecuperabile.

Noi, qui, a sinistra dobbiamo risolvere un dilemma. Dobbiamo convincerci una volta per tutte che amministrare le cose con efficienza non è una roba di destra. Ma è un dovere di sinistra.

Io  voglio che i servizi siano pubblici. I trasporti. La gestione dei rifiuti. L’energia. L’acqua, perdindirindina.

Divento una belva quando sento che bisogna privatizzare per rendere efficiente e farò la barricate se qualcuno, in questi prossimi mesi, mi viene a dire che bisogna privatizzare le aziende comunali.

Prendiamo il caso romano. Atac (trasporti) e AMA (rifiuti).

In questi giorni si è fatto un grande parlare delle nomine politiche.

Ora io dico questo:

1) le aziende comunali devono restare del comune

2) chi governa il comune, legittimamente eletto dal popolo, governi al 100% le aziende comunali e se ne prenda oneri e onori. I trasporti funzionano? E’ chiaro chi gestisce e verrà premiato. Così i rifiuti e il resto. Non funzionano? E’ chiaro di chi è la colpa.

3) l’opposizione NON deve partecipare alle nomine a nessun livello. Comunale, regionale e nazionale. Significa dall’AMA alla Rai.

4) chi va al governo cambi i consigli d’amministrazione se hanno lavorato male. Li decapiti. Formi Consigli d’Amministrazione di propria totale fiducia e ogni 12 mesi gli chieda conto in assemblee pubbliche che vedano la città libera di poter giudicare il servizio.

Partecipare alle nomine, oggi, significa solo partecipare alla spartizione della spesa pubblica. Degli sprechi. Quando leggo di Teresa Fasoli, mai sentita nominare, nominata nel CDA del’AMA in quota popolari del PD mi imbestialisco di nuovo. E vi spiego bene perché, però.

Magari questa signora Teresa è una manager bravissima. Ma che cosa può fare in un CDA tutto nominato da Alemanno se non prendere a sbafo uno stipendio pagato dalle mie tasse. Magari la signora Teresa può fare l’amministratore delegato quando saremo sindaci a Roma, magari è una tipa brava e in gamba. E allora potrò dimostrarcelo. Certo stupisce che nessuno di questi manager delle aziende pubbliche venga assunto o cercato da head hunter (cacciatori di teste) italiani e tanto meno stranieri.

La mia proposta, semplice semplice è la seguente. Uscire da ogni azienda pubblica laddove ci sono persone nominate in quota al PD. Subito. Immediatamente e contestualmente.

Dire adesso che quando saremo al governo, di qualsiasi cosa, le nomine saranno TUTTE fatte da noi.

Dire adesso, subito, che il PD si avvarrà di criteri aziendali, che già da oggi cercherà i migliori manager (del mondo, non de Testaccio) e li metterà a studiare e a loro affiderà la gestione delle aziende pubbliche, facendo pubblica ricerca e selezione durissima.

Ogni 12 mesi il bilancio non solo economico, ma sociale, delle partecipate, verrà valutato e presentato alla città e si trarranno le conclusioni se la gestione è stata buona o no.

E’ così semplice. Così banale. Così stupido. Le aziende devono restare pubbliche. La politica deve gestirle. Ma deve affidarle alle competenze, non agli amichetti.

Quando saremo sindaci, questo deve essere uno dei principali fari a guidarci in questo buio cosmico in cui la politica è crollata e non si trova più.


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