Credo che ormai abbiate capito che, se in un periodo mi fisso con un autore, ve ne parlerò continuamente, ovunque e il più possibile fino a naturale esaurimento di questa fissa. Quella di Moehringer pensavo mi fosse quasi passata, avendo esaurito i romanzi suoi da leggere (ok, manca ancora Open) finora pubblicati qui in Italia. E davvero ero convinta che per un po' non avrei più citato il suo nome se non per consigliarlo a chi me lo chiedesse esplicitamente. Però poi ieri chiacchierando di libri con una mia collega è venuto fuori di nuovo il suo nome, le ho consigliato i suoi libri, lei mi ha detto che uno lo aveva già letto e adorato e che, visto il mio entusiasmo, avrebbe sicuramente letto anche il secondo. Dopo questo dialogo mi è venuta di nuovo voglia di parlare di Moehringer. Fortuna vuole che i titoli dei suoi due libri pubblicati in italiano siano diversi dagli originali. E quindi ho una scusa più che valida per potervene parlare!
Il primo libro di Moehringer, giornalista americano che ha vinto il premio Pulitzer per un suo reportage, è THE TENDER BAR, pubblicato in lingua originale nel 2005 e poi tradotto in italiano da Annalisa Carena lo stesso anno per la Piemme, con il titolo IL BAR DELLE GRANDI SPERANZE
Il romanzo è una sorta di autobiografia, in cui Moehringer racconta la sua infanzia e la sua giovinezza, ripercorrendo tutta la strada che lo ha portato a diventare un giornalista. Fulcro della sua infanzia è il bar Dickens, poi ribattezzato Publicans, in cui il ragazzino si rifugiava dai problemi di famiglia.
Ammetto di avere qualche difficoltà con la traduzione del titolo originale. Mi verrebbe da dire che si potrebbe tradurre con "il barista" (anche se sarebbe più "bar tender" che non "tender bar").
In ogni caso il titolo italiano è ben diverso. Si è scelto infatti di mantenere più evidente il riferimento letterario del locale, che, come abbiamo visto, si chiamava Dickens, adattando un titolo di questo scrittore, Grandi speranze. Una scelta che trovo abbastanza comprensibile e azzeccata, sebbene diversa dall'originale.
Nel 2012, più o meno in contemporanea con Open, esce in lingua originale il suo secondo libro SUTTON. La traduzione italiana arriva all'inizio del 2013, sempre per Piemme ma questa volta ad opera di G. Zucca, con il titolo PIENO GIORNO
Il libro racconta la storia di Willie Sutton, uno dei più famosi ladri d'America del '900.Ovviamente il titolo originale riprende il cognome del protagonista, senza aver bisogno di ulteriori spiegazioni in quanto in America era conosciuto da tutti. In italiano invece si elimina questo riferimento diretto dalla copertina, probabilmente perché non si sarebbe capito e non avrebbe quindi attratto più di tanto l'attenzione del lettore. Si è scelto di utilizzare "Pieno giorno", in riferimento a una frase che il protagonista dice più di una volta all'interno del libro (non so voi, ma io mi esalto tantissimo quando durante la lettura arrivo al momento in cui si capisce il significato del titolo). Un cambiamento abbastanza drastico, certo, ma che trovo anche funzionare.
Che ne pensate?
E, soprattutto, cosa aspettate a leggere questi due bellissimi libri?