Due visioni diverse

Creato il 13 giugno 2014 da Propostalavoro @propostalavoro

Il 10 giugno si è svolto, a Roma, un incontro, presso l'Università La Sapienza, cui hanno partecipato, tra gli altri, Eric Schmidt, presidente di Google e Dario Franceschini, Ministro dei Beni Culturali. Oggetto dell'incontro: cultura, turismo e web.

A parte il tema dominante della riunione, vogliamo parlarvi di uno scambio di battute, avvenuto tra Schmidt e Franceschini, da cui si può capire bene tutto il ritardo culturale, che il nostro Paese ha accumulato nei settori, oggi, più vitali ed innovativi del mondo.

La querelle nasce da una frecciata del presidente di Google verso l'Italia, accusata di essere ancora molto indietro, per quel che riguarda lo sviluppo di internet. Il manager americano ha tutte le ragioni di lamentarsi: nello scorso marzo, il Centro Studi della Camera dei Deputati ha certificato i mostruosi ritardi accumulati dall'Agenda Digitale, l'organo creato, dall'allora Governo Monti, per rinnovare digitalmente il Paese.

Dei 55 provvedimenti, rilasciati dal Governo dei tecnici, solo 17 sono diventati operativi, ben 21 sono scaduti, mentre i restanti giacciono nel limbo, senza che nessuno se ne preoccupi. Insomma, quella che doveva essere una soluzione per proiettare il Paese nel futuro, si è trasformata nell'ennesimo problema "all'italiana": norme farraginose; nomine di dirigenti, senza bando di gara; fondi e personale ridotti all'osso.

Certo, in quanto presidente di una delle internet company più grandi del mondo – se non la più grande -, Schmidt avrebbe tutto da guadagnare da una maggiore diffusione della rete in Italia. Eppure, pur essendo un consiglio tutt'altro che disinteressato, non sarebbe, certamente, un male seguirlo.

Lo sviluppo della banda larga, infatti, vale almeno 2 punti percentuali del PIL, il che vuol dire miliardi di euro, infinite possibilità imprenditoriali, di innovazione e di occupazione. Invece, nel 2013, eravamo terz'ultimi in Europa, nello sviluppo di questa infrastruttura, divenuta fondamentale nel mondo moderno e tutto a causa della incapacità e del menefreghismo della nostra classe dirigente.

E di fronte alla critica di Schmidt, qual'è stata la risposta di Franceschini? "In ogni paese ci sono vocazioni, magari un ragazzo italiano sa meno di informatica ma più di storia medievale e nel mondo questo può essere apprezzato. Un ragazzo italiano ad esempio potrà andare negli Usa a insegnare storia medievale e uno americano potrà venire qui a insegnare informatica".

Un'affermazione, quella del nostro ministro, che la dice lunga su quanto siano aggiornati i nostri politici: il mondo corre, con lo sguardo verso il futuro, mentre noi ce ne restiamo arroccati su posizioni ormai antiquate ed antieconomiche. E' l'adorazione del passato, è la stasi, è il rifiuto di cercare soluzioni nuove. Due visioni profondamente diverse, quella del manager e del politico, lontane anni luce.

E' assolutamente vero che l'Italia possiede un passato storico, culturale ed economico unico al mondo, ma se vogliamo che il Paese continui a progredire, non possiamo permetterci di rimanere aggrappati a quel passato, come se contenesse la soluzione a tutti i nostri problemi, come se noi non fossimo in grado di fare meglio, rispetto a chi ci ha preceduto.

Questo patrimonio va, invece, considerato come delle solide fondamenta su cui costruire il futuro, come una base da cui partire per innovare il Paese a livello sociale, culturale ed economico, imparando dagli errori del passato, migliorando le soluzioni già trovate e sperimentandone di nuove.

Ne avremmo sia la possibilità che i mezzi, se non sprecassimo tutto, ogni volta, facendo i furbi e cercando la scorciatoia più rapida e semplice, che, non sempre, è anche la soluzione migliore. Ma vallo a spiegare ai politici italiani.

Danilo


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