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Duncan Weir, l’uomo della provvidenza del rugby scozzese

Creato il 23 febbraio 2014 da Soloteo1980 @soloteo1980

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Roma – “Nella mia prima partita ufficiale con i Glasgow Warriors, sono entrato in campo nel corso del secondo tempo e ho trovato il drop della vittoria. Ho festeggiato allo stesso modo, lasciandomi andare (usa “mental”, che ha un’accezione un pò più colorita) nell’esultanza. Ma non avevo mai trovato un drop da 45 metri con la maglia della nazionale, oltretutto decisivo per una vittoria nel 6 Nations”.

Duncan Weir arriva in sala stampa coi pantaloncini corti – il clima di Roma è davvero molto più mite di quello che attualmente si può trovare in Scozia – e la faccia stravolta, incapace di togliersi il sorriso dalle labbra nonostante sia un ragazzo molto umile, che accetta i complimenti dei giornalisti, stringendo le mani e arrossendo.

L’importanza del drop goal di ‘Meatball’ – questo il suo soprannome – nella storia del 6 Nations della Scozia assume quasi il valore di pietra miliare. I Blues hanno conquistato la quinta vittoria esterna da quando esiste il torneo con la struttura a sei, anno 2000, la terza contro gli Azzurri.
La Scozia, però, non vinceva a Roma dal 2006 (10-13 al Flaminio) e lontano dal Murrayfield dal 2010, quando al Croke Park di Dublino battè l’Irlanda (23-20) e Duncan non aveva ancora debuttato nei ‘pro’.

Sono passati quattro anni ma sembrano molti di più. Il rugby è cambiato molto velocemente, la Celtic League è diventata Pro12 e anche per la Scozia il periodo non è stato dei migliori, fatto di tante promesse, molti cambi alla guida tecnica e pochissime soddisfazioni.

“Sono davvero contento e soddisfatto ma no, non passerò la settimana al supermercato ad aspettare i tifosi che ci hanno criticato dopo il match con l’Inghilterra! Abbiamo tanto lavoro da fare, dobbiamo preparare al meglio la sfida contro la Francia, che giocheremo in un Murrayfield esaurito e dove vorremo fare ancora meglio di oggi”.

“Mi ci vorrà qualche giorno per realizzare la gioia di oggi. Quando ho visto che la palla era in mezzo ai pali, mi sono girato verso i miei compagni e ho visto Hoggy che mi correva incontro. Poco dopo erano arrivati tutti, bellissimo. Ma devo dire onestamente che il merito va diviso con Chris Cusiter. Mi ha fatto un passaggio perfetto, direttamente sul mio braccio destro e mi ha messo nelle migliori condizioni possibili per trovare il calcio giusto. A quel punto ho solo dovuto guardare i pali, tenere la testa bassa e calciare”.

E quell’ovale spedito tra i pali di uno stadio Olimpico improvvisamente ammutolito può anche essere visto come un nuovo inizio, per Weir e per la Scozia di Scott Johnson, che nel post-partita non ha risparmiato parole d’elogio per la sua giovane apertura.

Il match del Murrayfield contro la Francia il prossimo 8 marzo sarà un ottimo banco di prova per le ambizioni di entrambe. La sconfitta dell’Irlanda a Twickenham ha di fatto rimesso in corsa quattro squadre per il titolo e, se la Francia vorrà giocarsi le sue chance nell’ultima gara contro O’Driscoll &Co a Parigi, dovrà vincere ad Edimburgo.

Ma questa è un’altra storia, un’altra pagina da scrivere nel libro magico del 6 Nations. Al momento, Duncan e la Scozia vogliono godersi la vittoria di Roma, dopo tanta amarezza.


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