dura vita per una star della scrittura...

Creato il 13 ottobre 2013 da Omar
Bum! Erano anni che il titolare del blog non passava un paio d'ore a divorare pagine sbellicandosi dalle risate (amare). Il nuovo libro di Giuseppe Culicchia, straordinario scrittore poliedrico che all'alba dei Novanta ci accompagnò con dolente ironia nel nichilismo post-tondelliano (remember Tutti giù per terra?) per poi scavallare il giro del millennio con immutata verve creativa, con questo agile volumetto sforna quello che, a modesto parere di chi scrive, potrebbe essere considerato il capolavoro definitivo circa l'arte non già della scrittura ma della sopravvivenza alla scrittura.
Con un ventennio e passa di esperienza nell'editoria alle spalle, Culicchia ci racconta con irresistibile sagacia il destino infame di chi s'immette nel dorato mondo della Letteratura credendo di avere finalmente accesso ad un'entità dispensatrice di ovazioni e privilegi e invece finisce per assicurarsi, vita natural durante, un cospicuo carico di frustrazione. Destrutturando con sapida maestria ogni visione mitologica della vita del romanziere, questo piccolo gioiello rivela alle aspiranti star della pagina scritta (ma anche - e forse soprattutto - a chi ha creduto per un attimo di aver ipotecato quel ruolo solo perché ha già pubblicato dei libri) quello che attende il giovine autore al suo eventuale debutto letterario: una società di lupi famelici che finiranno per sbranarti costringendoti ad un perenne precariato intellettuale. Lo sa bene l'autore che a suo tempo è stato una giovane promessa riuscendo (vivaddio!) a confermarsi brillante autore e traduttore, uno che pubblica coi maggiori editori italici meritandosi di apparire sui giornali più quotati (anche se non ancora su D di Repubblica, come dice in uno dei capitoli più divertenti!) L'approccio all'esposizione dei fatti segue pedissequamente la tripartizione dello schema arbasiniano di Brillante Promessa, Solito Stronzo e infine Venerato Maestro. Culicchia se ne serve per mostrare l'orrore agli aspiranti scrittori e così, attraverso l'ausilio di agili capitoletti che scorrono come l'acqua, ci racconta del primo contratto di pubblicazione per il quale, comunque vada, sarà opportuno continuare a tenerti stretto il tuo lavoro (a patto di avercene uno, ovvio!); le telefonate con l’ufficio stampa dove puntualmente nessuno ricorderà il tuo nome mentre né Fabio Fazio né la Bignardi hanno fatto pervenire un invito in trasmissione per te; le presentazioni in paesi in culo al mondo che ti consentiranno di ispezionare il disastro della rete ferroviaria del Belpaese nonché le prelibatezze della cucina locale (che comunque non ti permetteranno di gustare poiché sarai occupato a rispondere a un profluvio di domande inutili e a raccogliere con imbarazzo manoscritti altrui assieme agli immancabili tomi di storia patria di cui qualche professore del posto ti avrà fatto omaggio); gli insulti in rete che sono un rito di passaggio come lo fu il servizio militare; le recensioni e le segnalazioni, sorta di merce sporca che devi barattare di continuo con favori personali, contro-recensioni e leccate di culo improponibili.
Il mondo delle Patrie Lettere narrato in punta di penna da Giuseppe Culicchia è un calderone grottesco in cui si ride per non piangere, un mondo di miserabili che si fanno la guerra per le briciole ma nel quale, per fortuna, esistono anche voci forti e sincere come quella dell'autore: con la speranza che la poesia di Charles Bukowski posta a chiusura serva a far desistere gli impostori e alimenti invece la volontà di chi il talento lo possiede sul serio.
E così vorresti fare lo scrittore?
Giuseppe Culicchia (Ed. Laterza)

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