Magazine Società
Durban e Ginevra. The day after / Tra Onu e Wto finisce a cibo in faccia
Creato il 20 dicembre 2011 da AsinistraDurban e Ginevra. The day after
di Alberto Zoratti - 19 dicembre 2011
Le conclusioni della COP di Durban e dell'ultima Ministeriale Wto di Ginevra confermano che il multilateralismo è in crisi. In un mondo con tanti problemi globali da risolvere la scelta è procedere per affinità senza troppi vincoli. Questo mette in discussione le ambizioni della Wto, ma rischia di indebolire anche ambiti più legittimi come quello delle Nazioni Unite. Leggere tutto questo senza ingenuità né ideologie è la nuova sfida che abbiamo davanti.
Molto è stato detto sull'ultima Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite, forse poco è stato scritto, visto il sostanziale disinteresse dei nostri media per tutto ciò che non sia gossip o austerity. Ma le "non conclusioni" della 17a COP sudafricana ci mettono davanti agli occhi un mondo in piena transizione che va oltre la cornice della stessa Conferenza sul clima. Il primo elemento su cui riflettere è la crisi del multilateralismo, in ogni sua forma. Pochi giorni dopo la chiusura di Durban, si è tenuta dal 15 al 17 dicembre a Ginevra la Conferenza Ministeriale della Wto, l'Organizzazione Mondiale del Commercio. Aldilà delle conclusioni retoriche e, per fortuna in questo caso di basso profilo, Ginevra ci mostra uno scenario dove pochi Governi procedono nonostante gli altri, dove 24 Paesi si accordano (e tra questi c'è anche l'Unione europea) per varare un accordo commerciale sugli appalti pubblici che parla di "plurilateralismo" e che fa fare le capriole dialettiche al presidente di turno nigeriano per tenerlo insieme al "multilateralismo", concetto che sta alla base dell'esistenza stessa della Wto. Lo stesso blocco del negoziato di Doha, il ciclo negoziale di liberalizzazioni in sede Wto fermo al palo dal novembre 2001, mostra come le arene multilaterali siano in seria crisi. Continua a leggere ….>>
********* Tra Onu e Wto finisce a cibo in faccia
di Monica Di Sisto - 17 dicembre 2011
Il direttore della Wto Pascal Lamy ha deciso di rendere pubblica una sua lettera di scontento contro ilrapporteur del diritto al cibo delle Nazioni Unite Olivier De Schutter, reo di aver accusato l’organizzazione e le sue regole di aggravare la crisi alimentare globale
Chi avrebbe mai creduto, alla vigilia dell’Ottava ministeriale della Wto, che tra Wto e Nazioni Unite sarebbe scoppiata una zuffa pubblica dai toni inediti sulla sicurezza alimentare? Il tema demodé come l’agricoltura è stato ripescato nel G8 dell’Aquila tra le priorità politiche globali da Grandi in cerca di credibilità tra le macerie, fisiche e metafisiche, di un sistema di affari corrotto e autolesionista. Da quei giorni, di G8 in G20, di vertice in vernissage, tutti i leaders globali hanno fatto a gara per mettere le mani su uno dei grandi affari del secolo: come vendere a più caro prezzo il pane quotidiano a una popolazione globale in rapida espansione.
Ora che, però, le risorse scarseggiano, il clima cambia, la fame rovescia rivoluzioni in piazza e il commercio globale rallenta perché le comunità cominciano a tenersi stretta l’opportunità di produrre e mangiare in autonomia, il re bottegaio sembra sempre più nudo e, quando fa la voce grossa con chi ha dalla sua la ragione dei dati evidenti, non può che avere la peggio. Ed è così che, ancor prima che l’Ottavo vertice iniziasse, nella sorpresa generale, il direttore della Wto Pascal Lamy ha deciso di rendere pubblica una sua lettera di scontento contro il rapporteur del diritto al cibo delle Nazioni Unite Olivier De Schutter, reo di aver accusato l’organizzazione e le sue regole di aggravare la crisi alimentare globale. ''Sono radicalmente contrario alla sua affermazione che gli Stati devono limitare la loro dipendenza dal mercato globale per raggiungere la propria sicurezza alimentare'' obietta Lamy. Oppone, in polemica risposta, un'altro organismo delle Nazioni Unite, la task force di Alto Livello creata da Ban Ki Moon, da sempre sotto accusa dai movimenti contadini per i legami diretti di molti suoi membri con l’agrobusiness. Un organismo che, spesso a braccetto con la Banca Mondiale, sostiene infatti che “un mercato globale piu' liberalizzato contribuisce alla sicurezza alimentare rendendo il cibo piu' disponibile''. Continua a leggere ….>>
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