Personalmente non demonizzo tale diktat: imparare a vendersi bene magari suona materialistico ed arrivista, ma io in realtà lo vedo anche come una tecnica per imparare ad essere più consapevole dei propri punti di forza e, soprattutto, per imparare anche a volersi bene, a scegliere ciò che per noi è meglio e a lottare per ottenerlo.
Però - posso dirlo?
Nutro una segreta ammirazione, nonché una certa infatuazione, per chi passa oltre questo diktat, per chi non se ne tange. Per chi basta a se stesso, per chi non vuole far proseliti, per chi non si sforza di piacere e non si lascia incantare dalle lusinghe della popolarità.
Il Nordest dell'Inghilterra è talmente poco turistico che non si trovano nemmeno delle cartoline degne di essere spedite.
[sì, io & Ginger Cat apparteniamo a quella stirpe di romantici nostalgici che amano ancora mandare cartoline. Siamo una razza in via di estinzione, lo so. Se vi dicessi che scriviamo anche lettere immagino ci fareste rinchiudere in un museo]
...eppure, dicevo - eppure è bello, bellissimo.
Selvaggio, autentico.
La quintessenza della bellezza paesaggistica celtica, condito da notevole architettura di perfetto stampo anglosassone.
E Durham non è da meno.
Un piccolo tesoro nascosto di Medioevo e di pietra, di saliscendi scoscesi, di anfratti intimi fra le case a graticcio ed i vicoletti ciottolosi, di negozietti che paiono minuscoli e invece nascondono un mondo intero dietro ad un tendone, sotto una scala a chiocciola.
Non mi piace molto utilizzare la locuzione "tesoro nascosto": è troppo inflazionata, si tende ad abusarne. Io stessa non so quante volte devo già averla usata.
Eppure è così.
Durham è bella, è nobile, ha una personalità resa ricca dalla storia, dal valore dei suoi capolavori architettonici.
Ma non ama vantarsene.
Ha una cattedrale maestosa e preziosa, imponente ed elegante, che può tranquillamente contendere lo scettro a York e Canterbury.
Ha un'università che nel Regno Unito è seconda per prestigio solo ad Oxford e Cambridge.
Eppure è poco nota.
Viene dimenticata dagli itinerari turistici principali - ed immagino che, probabilmente, le andrà bene così.
Le Top 10 non la considerano e molte guide di viaggio un po' approssimative non la nominano neppure.
La scopre solo chi ci passa per caso per andare da qualche altra parte, come ho fatto io, che sul mio treno Londra - Edimburgo, qualche anno fa, ero rimasta incantata dalle alte torri traforate della Cattedrale che si stagliavano all'orizzonte imponenti e bellissime. E mi sono ripromessa che ci sarai tornata, un giorno.
Oggi è stato quel giorno.
Sono in effetti proprio l'Università e la Cattedrale a caratterizzare il nostro soggiorno a Durham.
La prima perché il weekend che io & Ginger abbiamo prescelto per la nostra permanenza è quello dell'Open Day, in cui le aspiranti matricole e le loro famiglie vengono a visitare il campus sotto la guida di alcuni volontari fra gli studenti, che illustrano loro il funzionamento della didattica e della vita accademica.
Questo ha fatto sì che per noi sia stato pressoché impossibile riuscire a trovare una sistemazione di qualunque tipo in zona centrale, ed abbiamo finito per rassegnarci ad alloggiare in una specie di fitness center a 15 km di distanza.
Che non è poi stata questa gran tortura, è solo che gli spostamenti non erano propriamente comodi ed immediati per noi che non eravamo automunite - però così abbiamo avuto modo di conoscere un loquace taxista che, con la chiusissima e curiosa cadenza del Nordest, si è lanciato in disquisizioni filosofiche sulle somiglianze fra Torino e Newcastle. E, devo dire, concordo sul fatto che ce ne siano - e non solo sul colore delle strisce delle loro squadre di calcio (che lui pronunciava strips anziché straips).
Durham ci accoglie con un cielo in chiaroscuro, dalla malinconia intensa e pensierosa.
E' un cielo che c'è solo qua, sopra questa piccola grande isola dalla forma di guerriero seduto nel mezzo del Mare del Nord, che io amo alla follia. Non l'ho mai visto da nessuna altra parte.
Non è semplicemente un cielo nuvoloso. E' un cielo che pensa, è un cielo vivo.
E' un cielo che tante volte mi è sembrato di rivedere dentro di me.
Arriviamo sul Framwell Bridge, un largo ponte di pietra che attraversa il fiume Wear.
I lastroni del selciato color ocra sono lucidi di pioggia e brillano sotto la luce dorata del tardo pomeriggio.
I lampioni incorniciano la collina: un ammasso selvaggio di verde da cui svettano le due torri della Cattedrale, a dominare la città. A dominarla con la loro sagoma squadrata e merlata, che le fanno rassomigliare un po' a delle torri di un castello.
E, sulla collina, di fianco alla Cattedrale, in realtà ci sarebbe anche un Castello - ma è lei che la fa da regina, è il potere spirituale a surclassare in maestosità ed eleganza il suo consorte potere temporale, rannicchiato, sobrio e quasi insignificante, all'ombra della sua supremazia.
Il Castello
Ma della Cattedrale parleremo in separata sede: io ho fatto voto di sintesi, ed una regina merita un racconto tutto per sé.
Per ora le giriamo intorno, ci inerpichiamo per la stradina in salita che parte dalla piazza del mercato per raggiungere lei, in una processione di casette col tetto a punta, dai colori pastello e dagli infissi di legno scolpito, di piccole botteghe artigianali e pub con le insegne dipinte e cascate di fiori rosa alle finestre.
E' sabato sera, un dolce sabato sera di luglio, e i pub riversano la folla dei loro avventori fin sui marciapiedi, ad alto volume, con i bicchieri di birra in mano.
Uomini e donne sembra che si muovano a squadre, camminando sui lati opposti della strada, studiandosi ed ammiccandosi più o meno esplicitamente - i maschi con le mani in tasca, le ragazze tenendosi sotto braccio per mantenere miracolosamente l'equilibrio sul pavè con i loro tacchi altissimi.
Scegliamo di cenare all'Old Cellar Room, un locale che fa cucina creativa - un altro piccolo mondo nascosto dietro una porticina minuscola, al quale si accede scendendo una ripida rampa di scale che porta in un ambientino raccolto ed accogliente, affacciato sul fiume e confortevolmente arredato in stile shabby chic.
Nel tavolo di fianco a noi ci sono due vispe signore in età che sono già alla seconda bottiglia di rosso, mentre dietro c'è un appuntamento galante in corso fra una brunetta dai tratti orientali e la versione nerd di Orlando Bloom.
["...la versione nerd di Orlando Bloom"?? Oh my goodness, quanto invidio la brunetta...]
Prendiamo un pollo piri-piri - più che altro per levarci lo sfizio di sapere che cosa sia il piri-piri.
Beh, è una spezia piuttosto piccante. Ricorda il peperoncino.
Purtroppo non mi rimane pressoché alcuna evidenza fotografica di questo posto.
La batteria della mia macchina fotografica stava per esalare l'ultimo respiro, e - se la batteria della vostra macchina fotografica fosse sul letto di morte, per che cosa sacrifichereste l'ultimo scatto a vostra disposizione?
Esatto, per il dessert.
Riemergiamo dal sotterraneo del ristorante.
La sera ha calato il suo manto blu su Durham.
Sua Maestà la Cattedrale si è ritirata fra le coltri dell'oscurità. Qualche lampione rende lunare il profilo delle case.
Qua e là qualche postumo di sbornia.
Come tutti gli introversi, Durham ha la ciucca triste, mi sa.
C'è relativamente poca vita, per essere una città universitaria.
Ok, non ti farò pubblicità, se non lo vuoi.
Ma, anche così, soprattutto così - sappi che sei davvero bella...