Il titolo originale, particolarmente azzeccato, è La veuve de St. Pierre (La vedova di St. Pierre). Indicativo, dato che veuve in francese significa vedova ed è anche, nell'antico dialetto francese, la ghigliottina. La storia è ambientata su una piccola e sperduta isola francese del Canada, si svolge nel 1850 e parla di un capitano (Jean-Daniel Auteuil) e di sua moglie (M.me La-Juliette Binoche) che devono ospitare un condannato a morte (Emir Kusturica) nella cella sotto la propria abitazione in attesa dell'arrivo della ghigliottina dalla Francia.
M.me La, appoggiata dal marito senza riserve, combatterà con ogni mezzo per evitare la ghigliottina al condannato.
- La bellezza è contagiosa - ho pensato mentre vedevo il film: M.me La è una donna anticonvenzionale per quei tempi (e anche per gli attuali!), non comune e di grande spessore morale. Moderna e coraggiosa, generosa, di animo nobile, intelligente. Poco alla volta il rapporto con il condannato diventa più stretto e l'uomo è appunto contagiato e migliorato dalla straordinaria umanità della donna, praticamente redento. L'uomo che ha ucciso e l'uomo successivo non sono più la stessa persona; e questo nuovo e diverso uomo non meritebbe più la pena di morte.
Ed ecco che il film assume una valenza sociale e dimostra che la possibilità di recupero di una persona che ha gravemente sbagliato non è pura utopia.
Il marito di M.me La (Jean), uomo di elevato valore umano ed integrità, appoggia senza indugio la moglie quando questa cerca in tutti i modi di salvare il condannato dalla ghigliottina, anteponendo gli ideali di giustizia e l'amore immenso ed assoluto per la donna ("Ti amo perchè sei come sei") anche alla propria vita.
I personaggi principali sono di una struggente bellezza, in particolare Juliette Binoche riesce a rendere il suo personaggio di un'intensità che io ho trovato a dir poco disarmante. Allo stesso modo il marito e il condannato sono campioni di una rara e preziosa umanità, in parte perchè beneficiano della presenza di lei e in parte perchè hanno già dentro di loro la bellezza e sono portati a recepirla. Altrimenti non funziona.
Patrice Leconte narra la storia, avvincente e scorrevole, con grazia e poesia. Come ha fatto in tanti altri film. Lui sì, deve avere per forza una generosa dose di bellezza per raccontare in questo modo!
Tanti e importanti sono i temi trattati: l'amore immenso e al di sopra di tutto; il coraggio di portare avanti i propri ideali e di contrapporsi ai poteri forti; la fedeltà alle proprie idee e quindi a se stessi; la fede nell'uomo; la contrapposizione alla pena di morte; la critica verso una società feroce e ipocrita. Difficile trattarli tutti in modo approfondito. Eppure Leconte riesce a farlo e nel modo più appropriato, con grande maestria.
Finito il film si rimane senza parole, emozionati e migliorati. Dalla bellezza del film.