Magazine Cinema
Profondo, commovente, poetico.
E molto intelligente.
Certamente doloroso, ma vale davvero la pena soffrire un po' per vedere un film che sa approfondire così bene, con delicatezza e sensibilità, la sofferenza umana tramite la situazione di un uomo invalido e il suo percorso emotivo, le ragioni che gli fanno preferire lucidamente la morte a quella che lui sente come una non-vita.
Il film è incentrato sull'eutanasia e sulla libertà di un essere umano di scegliere, dignitosamente, di vivere o di morire. La meraviglia è che non c'è pietismo, nè moralismo (come spesso succede in film che parlano di handicap), l'unico intento del regista è di farci entrare nella mente del protagonista, di farci intensamente capire ciò che prova Ramòn (Javier Bardem), straordinario tetraplegico da 28 anni inchiodato ad un letto a causa di un incidente in mare. Senza giudicare.
Emozionanti i viaggi mentali di Ramon dalla finestra della sua camera, da cui immagina di volare e raggiungere le persone amate, la natura e il suo mare, luogo dove tutto ha avuto origine e fine allo stesso tempo.
Mi è venuto subito in mente un altro film stupendo, Lo scafandro e la farfalla, dove il protagonista, gravemente danneggiato da un ictus, vuole invece assolutamente vivere e godere di ciò che gli è concesso tentando di superare l'handicap della propria condizione. Altro punto di vista, insolito, sempre trattato con sensibilità e come libera, difficile scelta.
Nel 2004 Mare dentro si è aggiudicato il Gran premio della giuria alla 61ª Mostra del cinema di Venezia e nel 2005 anche l'Oscar come miglior film straniero.
Toccante Javier Bardem, tra gli attori più capaci e carismatici del momento; il regista Amenabar dimostra di essere un eclettico e di saper passare dai fantasmi di The others all'intrigante e originale Apri gli occhi (solo per citarne alcuni) ad un film come Mare dentro, introspettivo e sofferente.
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