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Dylan Dog 280 - Mater Morbi | Recensione

Creato il 13 novembre 2013 da Xab @Xabaras89
Mater Morbi Wallpaper
Siccome a Lucca mi sono accattato la lussuosissima (e ahimè salata, sigh) edizione della Bao, mi sembrava doveroso offrire una modesta panoramica su questo piccolo grande capolavoro:
Mater Morbi Variant

Giovane all'anagrafe, Eterna nell'anima

Per chi non lo dovesse sapere, Mater Morbi è una storia cult di Dylan Dog, scritta da Roberto Recchioni ed uscita nel 2009:
Basterebbe questo a far strabuzzare gli occhi, visto che quando si parla degli albi più amati di Dylan di solito dobbiamo forzatamente fare un balzo indietro nel tempo di (almeno) una quindicina d'anni
Ma, e cosa più importante, a mio parere Mater Morbi è in assoluto la storia più genuinamente terrificante del personaggio, l'unica che ho sempre delle remore a rileggermi, colma di quella particolare sensazione di disagio che forse nessun altro fumetto è mai stato in grado di trasmettermi
Mater Morbi

La Malattia

A livello personale "basterebbe" sintetizzarla così:
l'Horror, più o meno sovrannaturale che esso sia, generalmente mi affascina, ma non mi ha mai spaventato nel vero senso della parola:
la speranza nell'incredibile ha sempre vinto sull'eventuale e primitivo timore.
La malattia non è nulla di tutto ciò, eppure è forse l'orrore per eccellenza, quella che come dice Dylan non può nemmeno vantare le innumerevoli poesie che il genere umano ha invece dedicato a guerra e morte.
La malattia si porta dietro disprezzo, nausea e un certo tipo d'odiosissima pietà...eppure sa anche essere seducente, in modo distorto, semplicemente sbagliato.
Un fascino qui stigmatizzato nella figura della bellissima, disperata e crudele Mater Morbi, sorta di divinità che non avrebbe stonato tra gli Eterni di Neil Gaiman o nei lavori del Dario Argento più vetusto (e quindi migliore)
Mater Morbi

Disegni

Massimo Carnevale collabora da anni con Recchioni, e si vede: basta leggere la sceneggiatura di questa storia (tra l'altro presente nell'edizione Bao) e notare com'è stata tradotta visualmente dal disegnatore, con inquadrature degne del miglior cinema e molti rimandi allo stile di Silent Hill, la magistrale serie videoludica Konami che tanto ha dato all'orrore "ospedaliero"
Il Dylan ritratto da Carnevale è mutevole, in costante trasformazione e, se la cosa può essere determinata anche dalla poca esperienza dell'artista col personaggio, risulta splendidamente funzionale per la trama.
Questa è del resto la storia in cui, con ogni probabilità, troviamo il Dylan più vulnerabile di sempre, ed è bene ricordarlo.
Mater Morbi

Legacy

Potrei star qui a ricamare sulla crescente importanza che Recchioni ha conquistato nei confronti del personaggio (da quest'estate è il nuovo curatore di Dylan Dog), potrei marchettarlo biecamente e venderlo come l'erede di Tiziano Sclavi, ma non lo farò perché non è affatto così:
Tra Recchioni e Sclavi c'è un abisso, ma non certo qualitativo:
è un abisso che riguarda stili, animi, anagrafe, provenienza...la "parentela" tra i due è però determinata dalla visione di Dylan Dog in quanto personaggio, poiché traspare immediatamente la capacità del primo di "indovinarlo" anche in contesti lontani da quelli in cui lo ha partorito il secondo
Mater Morbi infatti è, concludendo, una storia lontanissima da tutto quello che ha offerto Dylan Dog nella sua storia editoriale, eppure è inequivocabilmente una (terrificante) storia di Dylan.

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